Mongolia, sindacalista si dà fuoco contro la vendita delle miniere alla Cina
Ulaan Baatar (AsiaNews/Agenzie) – Un sindacalista mongolo, impegnato per evitare la vendita dell’industria mineraria nazionale alla Cina, si è dato fuoco durante una conferenza stampa per protestare contro l’accordo. Prima del terribile gesto l’uomo, non identificato, ha detto: “Il governo non sostiene più la nostra compagnia, le famiglie dei lavoratori sono oramai costrette a fare la fame. Ecco perché mi darò fuoco, per il popolo della Mongolia e per i nostri bambini”.
Subito dopo, come dimostra un video che circola online, si è cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco. Due uomini presenti hanno usato le proprie giacche per cercare di spegnere le fiamme, mentre alcuni giornalisti presenti si sono precipitati per cercare di aiutare il sindacalista. L’uomo è stato trasportato di corsa al Centro nazionale per i traumi e per la ricerca ortopedica, dove si trova in condizioni critiche. Ha riportato ustioni sul 40% del corpo.
La compagnia in oggetto è la Erdenes Tavan Tolgoi, che possiede 39 miniere di carbone nel Paese. Si tratta di una delle 10 compagnie energetiche statali, che stanno iniziando a vendere alla Cina per convincere gli investitori a puntare sulla propria economia. I sindacalisti mongoli temono che, una volta perfezionata la vendita, il tasso di disoccupazione interno si impennerà.
Dopo decenni di economia stagnante, basata più che altro sulla pastorizia e incentrata sulla sussistenza, il Paese ha deciso di sfruttare le riserve e le ricchezze del sottosuolo: carbone e terre rare sono divenuti merce di scambio pregiata.
Al momento, secondo Xinhua, il 90% delle esportazioni mongole finisce sul mercato cinese; inoltre, il 49% delle aziende operanti sul territorio nazionale è di proprietà cinese. Ecco perché, nonostante le rassicurazioni di Xi Jinping, una parte della popolazione inizia a temere l'egemonia politica e la penetrazione del Dragone.
09/05/2016 10:51