18/02/2012, 00.00
TIBET - CINA - VIETNAM
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Monaco tibetano si immola per protesta contro i raid delle autorità cinesi

L'uomo si è dato fuoco alle 6 del mattino di ieri, in un monastero della provincia occidentale di Qinghai. Egli manifestava contro la cancellazione di un festival di preghiera e le violazioni al luogo di culto. Il patriarca della Chiesa buddista vietnamita sostiene la lotta tibetana: le auto-immolazioni gesti estremi, ma necessari per svegliare le coscienze.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) - Un monaco tibetano si è dato fuoco ieri pomeriggio, per protestare contro un'intrusione delle forze di sicurezza cinesi in un monastero della provincia occidentale del Qinghai; l'uomo è morto per le gravi ustioni riportate e il suo gesto ha contribuito ad alimentare tensione e malcontento contro l'occupazione di Pechino nella regione tibetana. Si tratta della 22ma auto-immolazione confermata, da quando sono iniziate le proteste contro la politica cinese nel febbraio 2009; secondo altre fonti il numero ha raggiunto quota 25, ma non vi sono notizie ufficiali a causa della censura imposta dalla Cina. Intanto la tragica protesta dei buddisti tibetani registra il sostegno della più alta personalità religiosa del Vietnam, che definisce la repressione in Tibet "una sfida all'umanità intera".

Fonti locali, interpellate da Radio Free Asia (Rfa), raccontano che Damchoe Sangpo, 40enne monaco al monastero di Bongtak, nella contea di Themchen, prefettura di Tsonub, si è dato fuoco attorno alle 6 del mattino di ieri ed è morto poco dopo. Egli ha voluto protestare contro la decisione delle autorità cinesi, che hanno imposto la cancellazione di un tradizionale incontro di preghiera nel monastero, e per la continua presenza di forze della sicurezza. "Quando i monaci sono usciti dal tempio - racconta a Rfa un monaco di nome Shingsa - al termine delle preghiere del mattino, hanno visto Damchoe bruciare. Egli è morto sul posto".

Per cercare di contenere le cronache quotidiane di roghi e proteste, la Cina ha imposto una rigida censura e l'interruzione delle comunicazioni. Le forze di sicurezza hanno attuato uno stretto controllo sui monasteri e arrestato decine di persone, se non addirittura centinaia. Tuttavia, le auto-immolazioni continuano e ricevono il sostegno di autorevoli personalità del buddismo internazionale.

In una lettera segreta inviata al Dalai Lama, Thich Quang Do - leader spirituale dei buddisti vietnamiti e capo della Unified Buddhist Church of Vietnam, perseguitata da Hanoi - afferma che i roghi potrebbero essere la sola via nella battaglia per la libertà religiosa contro il dominio cinese. "Le auto-immolazioni sono un gesto tragico ed estremo - scrive il patriarca - e andrebbero evitate a tutti i costi". Ma vi sono "momenti in cui atti estremi", aggiunge l'83enne monaco, come trasformarsi "in una torcia umana" è l'unico modo per "dissipare il buio e l'ignoranza". Nella missiva egli ricorda il caso più celebre di auto-immolazione di un monaco buddista vietnamita, nel 1963, durante la guerra: "questo gesto filmato dalla stampa - conclude Thich Quang Do - ha scioccato le coscienze del mondo". 

n tutti questi mesi il Dalai Lama ha esortato spesso i giovani tibetani a preservare la loro vita e non compiere questi gesti estremi.

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