Monaca di clausura indiana: In papa Francesco ‘rivive’ santa Teresa d’Avila
Mumbai (AsiaNews) - La chiamata a riformare la Chiesa "malconcia"; l'unione con Dio raggiunta "solo attraverso la preghiera"; la semplicità, l'umanità e la "devozione filiale a Maria": tutti questi aspetti accomunano santa Teresa d'Avila, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, e papa Francesco. Suor Gemma, madre priora delle Carmelitane scalze di Mumbai, traccia su AsiaNews le similitudini di queste due figure lontane nel tempo e nei ruoli, ma entrambe chiamate da Dio a "rivitalizzare la Chiesa con la loro santità personale", e non con spada e martello. Di seguito, la riflessione della monaca indiana. Traduzione a cura di AsiaNews.
Che il primo, piccolo convento fondato da Teresa ad Avila nel 1562 si sia oggi diffuso in 90 Paesi in tutto il mondo, ci dice molte cose. E quello che più mi allieta è trovare molti lati della nostra santa riflessi in papa Francesco, un uomo dei nostri tempi.
Prendiamo per esempio la sua chiamata a riformare l'Ordine carmelitano a cui ella apparteneva. La Chiesa a quel tempo era in uno stato pietoso di decimazione e decadenza, e Dio ha risuscitato riformatori santi. Anche oggi essa è malconcia, colpita da scandali interni ed esterni, dall'esodo di alcuni suoi membri, e da un generale stato di disperazione. Eppure, Dio ci ha dato papa Francesco per revitalizzare la Chiesa. Ma il Signore non arma i suoi riformatori con spada e martello, dà loro doni di natura e grazia; e con la loro santità personale conducono a una riforma. Così è accaduto con santa Teresa e accade oggi con papa Francesco.
Ci si può anche chiedere come santa Teresa sia stata capace di ottenere così tanto. Ecco, l'unica forza motrice era il suo amore appassionato per Dio in Gesù. Una volta conosciuta la Sua volontà, è diventata inarrestabile. I suoi monasteri dovevano essere case di preghiera, silenzio, solitudine e abnegazione; ricche di fede, speranza e amore; tutte dedicate alle necessità della Chiesa e alla salvezza delle anime. Così lei, che per tutta la vita ha sofferto di atroce salute, ha attraversato la Spagna passando dal freddo di Castiglia al caldo bollente di Siviglia, con il bello e con il brutto tempo, viaggiando sui muli e incontrando molti incidenti lungo la strada. Anche papa Francesco, spinto da un amore appassionato per Dio in Gesù, non ha badato alle difficoltà per eseguire la volontà di Dio e visitare il Suo popolo nei luoghi più impensabili, come le favelas di Rio!.
Santa Teresa non conosceva altro modo per raggiungere l'unione con Dio che la preghiera. Ella la definiva nient'altro che "una conversazione frequente e solitaria con Colui che sappiamo che ci ama". Lei stessa è arrivata al più alto stato di unione spirituale, ricevendo innumerevoli grazie mistiche. Si sentiva in dovere di condividere questo tesoro di preghiera con altri bramosi di sapere come pregare. E quando le venne chiesta l'obbedienza lei ha scritto "Il castello interiore", che è la sua testimonianza delle grazie spirituali che ha ricevuto. È così edificante vedere il nostro papa Francesco inginocchiato in preghiera. Egli esorta tutti, in particolare i giovani, a pregare e chiede loro di pregare per lui.
La semplicità di santa Teresa, il totale disprezzo per la pomposità, la sua passone per la verità, l'autenticità, il suo modo disarmate di togliere le maschere l'hanno resa senza paura. Mai messa in soggezione dai titoli nobiliari, ella sapeva relazionarsi con grande facilità, che si trattasse di bambini, contadini, nobili o gran dame. Papa Francesco bacia i neonati, ma anche i presidenti di Brasile e Argentina! Ancora più importante, non esita a chiamare le cose con il loro nome e parla apertamente della piaga del carrierismo diffusa tra i sacerdoti, e li esorta a fare della "causa del Vangelo" la loro priorità. Quando ha incontrato i seminaristi e i novizi, egli ha detto: "Non c'è santità nella tristezza, perseguite la gioia del Signore". Anche santa Teresa diceva alle sue figlie che nel Carmelo non c'è posto per "i santi dal volto triste".
Ciò che rende santa Teresa attraente oggi è la sua umanità. Aveva un profondo rispetto per ogni persona umana, ricchi e poveri, ed era noto che la propria reputazione era al sicuro quando Teresa era nei dintorni. Ella detestava il pettegolezzo, così come papa Francesco. Egli ha affermato spesso che il pettegolezzo è il più grande male di oggi.
Questa umanità permeava tutti gli aspetti della sua vita. Una volta in uno dei suoi viaggi, il carro su cui viaggiava si è rovesciato, facendo cadere lei e le altre monache. Teresa esasperata chiese al Signore come Egli potesse permettere una cosa del genere, quando loro stavano svolgendo il Suo compito. Dio le rispose: "Così è come tratto i miei amici", a cui lei rispose: "Non mi meraviglio tu ne abbia così pochi!". Le persone sentivano di essere amati e curati dall'interesse che lei mostrava per le loro vite, aiutandoli quando possibile... in modo molto simile a papa Francesco, che addirittura telefona a chi soffre.
La sua straordinaria intelligenza, il buon senso e l'astuzia, che hanno contribuito al suo successo in tutto quello che era chiamata a fare, la pongono tra le donne di maggior successo di oggi.
Una vera carmelitana, la sua devozione filiale a Maria si esprimeva in molti modi. Ella ha insegnato alle sue figlie ha guardare Maria la Contemplativa come madre, sorella, modello e compagna costante. Oggi c'è una spinta nella Chiesa per dare a Maria il suo giusto posto nella storia della salvezza. Papa Francesco non ha chiesto scusa per il suo evidente amore verso Maria, affidando il suo pontificato e tutti i suoi sforzi a lei.
E infine, santa Teresa, grande mistica e dottore della Chiesa, non dimentica mai né permette ad altri di dimenticare ciò che sembra essere oggi un ritornello ricorrente di papa Francesco: "Sono un peccatore", e un amato figlio di Dio. Persino sul letto di morte santa Teresa ripeteva: "Sono una figlia della Chiesa".
*Madre priora del monastero delle carmelitane scalze di Mumbai
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)