08/07/2017, 09.28
INDIA-ISRAELE
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Modi in Israele: accordi su difesa e tecnologia, ma ‘si dimentica’ dei palestinesi

La visita a Gerusalemme e Tel Aviv si è volta dal 4 al 6 luglio. Narendra Modi è il primo premier indiano a recarsi in Israele. Tra gli accordi firmati, un pacchetto di 40 milioni di dollari per l’innovazione; contratti da 2,6 miliardi di dollari per la difesa e da 4,3 miliardi tra aziende. Il premier non fa visita a Ramallah e ai palestinesi.

New Delhi (AsiaNews) – Cooperazione sui sistemi di difesa, sulla tecnologia in campo agricolo e aerospaziale, sulla conservazione dell’acqua, sulla lotta al terrorismo e al crimine informatico. Sono questi i principali risultati raggiunti dal premier indiano Narendra Modi in visita in Israele. L’incontro è stato salutato come una “storica visita”, la prima di un premier indiano da quando i due Paesi hanno stabilito relazioni diplomatiche nel 1992. Secondo gi analisti, la spinta maggiore è  venuta dai rapporti economici, attraverso la firma di una decina di intese commerciali. Allo stesso tempo essi sottolineano una grave mancanza del leader indiano, che ha deciso di non incontrare né i palestinesi né di recarsi a Ramallah, a differenza dei suoi predecessori che in passato hanno mantenuto un profilo molto più neutrale.

La visita a Gerusalemme e Tel Aviv si è volta dal 4 al 6 luglio. Al premier Modi sono stati riservati tutti gli onori di casa e, appena atterrato, Benjamin Netanyahu lo ha definito “più grande amico di Israele”. In seguito i due hanno siglato importanti intese: tra tutte, un pacchetto di 40 milioni di dollari (35,2 milioni di euro) per un fondo sull’innovazione, che vuole promuovere la ricerca e lo sviluppo nei settori dell’innovazione tecnologica e dell’agricoltura, soprattutto per gli impianti di irrigazione.

Sempre in ambito commerciale, importante è stata anche la conferma di un accordo raggiunto in precedenza nel campo degli armamenti per la “comune lotta alla minaccia del terrorismo”: un contratto di 2,6 miliardi di dollari (circa 2,3 miliardi di euro) per l’acquisto di sistemi di difesa missilistici israeliani. Nel terzo giorno di viaggio, Modi ha incontrato una trentina di amministratori delegati di aziende indiane e israeliane, con i quali ha firmato intese per un valore di 4,3 miliardi di dollari (quasi 3,8 miliardi di euro). Per gli altri accordi, da notare quelli in campo culturale e turistico – con l’apertura in Israele di un centro culturale indiano – e della cooperazione spaziale tra l’Indian Space Research Organisation (Isro) la Israel Space Agency (Isa). Tutti questi patti dovrebbero accrescere i commerci bilaterali, passando dagli attuali 4-5 miliardi di dollari a 20 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.

Il viaggio è stata l’occasione per rinsaldare i legami con gli israeliani di origine indiana. Nel Paese vivono circa 80mila discendenti dell’India, mentre altri 5mila abitano sul suolo indiano. Secondo la tradizione, gli ebrei sono giunti in India circa 1000 anni fa, anche se i racconti tramandati per via orale parlano di almeno 3mila anni. Nel Paese dell’Asia meridionale risiedono tre comunità israelitiche: Bene Israel, stanziata a Mumbai; Baghdadi Jews, nei dintorni di Calcutta; Cochin Jews, in Kerala. Una quarta discendenza, quella di Bnei Menashe, nel nord-est, è stata riconosciuta nel 2005 come una delle “Tribù perdute” di Israele.

Se da una parte Modi ha voluto rinvigorire i legami con gli indo-israeliani, dall’altra in molti lamentano che egli si è dimenticato dei palestinesi. Contravvenendo ad una tradizione consolidata, che vuole che i dignitari di Paesi stranieri facciano visita ai leader palestinesi, egli ha preferito non incontrarli. Lalit Mansingh, ex segretario degli Esteri, ha spiegato che “l’India ha già sottolineato che il suo rapporto con Israele non avrà effetti sulla sua posizione sulla questione palestinese”; il funzionario ha poi ricordato che “Modi ha preso le sue precauzioni, invitando il presidente palestinese [Mahmud Abbas] in India qualche mese fa [a maggio]”. Il leader del Bharatiya Janata Party (Bjp, partito nazionalista indù) ha deciso così di smarcarsi dai suoi predecessori che, soprattutto durante il governo di Indira Gandhi, hanno espresso sostegno alla causa della liberazione della Palestina.

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