Missionario in Pakistan: formare i laici nella Chiesa e promuovere media cristiani
Lahore (AsiaNews) - La formazione dei laici è "importante", così come "il loro coinvolgimento" nella vita della Chiesa e all'interno della società in Pakistan; per raggiungere l'obiettivo, vanno inoltre sfruttate "le risorse" messe in campo "dagli istituti dediti alla pastorale". Così p. Joseph (Joe) Joyce, di origine irlandese, sacerdote della Società di San Colombano per le Missioni Estere, dal settembre 1982 nel Paese asiatico, riassume le sfide che si trovano ad affrontare i cattolici oggi e le risposte per promuovere la fede e contribuire alla crescita della nazione. E per centrare l'obiettivo, racconta ad AsiaNews, è necessario rafforzare il ruolo dei media all'intero della società sfruttando le potenzialità per la diffusione del messaggio offerte dalla televisione e dalla radio. "Qualcosa si sta muovendo - aggiunge il missionario - ma molto si può e si deve fare" in svariati campi.
P. Joyce, originario della contea di Offaly, ha lavorato in questi 30 anni nelle parrocchie di Sheikupura, Matli, nelle case di formazione per suore e novizie, per poi passare ai seminari minori di Santa Maria e San Francesco Saverio. Il missionario irlandese ha lavorato anche nelle Filippine, nel convento dei colombani per la formazione spirituale e ha acquisito esperienze in Sud America (Perù e Cile) e negli Stati Uniti.
Nonostante la crescita del fanatismo islamico, a livello locale e mondiale, p. Joyce spiega che "il lavoro pastorale prosegue" e ha permesso la nascita di nuove aree, di parrocchie insieme a ordinazioni e a professioni di voti religiosi. Egli parla di una Chiesa che lavora e cresce, riservando una speciale menzione ai "territori francescani di Lahore" che hanno aperto case e rappresentanze nelle diocesi di Lahore, Faisalabad e Rawalpindi. Egli auspica quindi un maggiore impegno - anche di realtà importanti come la Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) - nei campi dell'ecologia e della tutela del creato, ma soprattutto un lavoro a favore del dialogo interreligioso che non riguarda solo le alte sfere e le personalità di primo piano, ma l'intera popolazione. Un'opera, questa, che deve partire dal basso e deve essere rivolta alla fascia più bassa della popolazione.
Insieme al rafforzamento dell'istruzione e al miglioramento del sistema scolastico, il missionario irlandese sottolinea il ruolo essenziale - ai nostri giorni - ricoperto dai media come televisione e radio, protagonisti della diffusione del messaggio cristiano, delle conoscenze, fattore di incontro e di confronto. Al riguardo p. Joyce ricorda la trasmissione di programmi radio che favoriscono lo scambio culturale e il dialogo con musulmani, indù, sikh e altri, dal quale "abbiamo avuto un riscontro positivo dagli ascoltatori e dai media di governo". A questo si aggiungono momenti dedicati all'educazione, alle norme e alle leggi, ai diritti delle donne, all'ecologia e alla maternità.
Alla radio si unisce l'enorme potenziale offerto dalle televisioni. In particolare, spiega il sacerdote della società di San Colombano, la tv cattolica rilancia trasmissioni simili a quelle già proposte in radio e che possono contribuire alla formazione, avvalendosi dell'opera di sacerdoti e suore: "la struttura si sta sviluppando - aggiunge p. Joyce - e il personale sta apprendendo gli ultimi elementi ed è pronto per il debutto sulla scena". Ma, conclude, essi "possono imparare ancora molto dal personale straniero" che collabora all'interno della realtà dei media.
26/08/2018 11:45
30/06/2012