Missili diretti alla Mecca e Jeddah abbattuti dalle forze di sicurezza saudite
Il lancio risale alle prime ore di ieri. Per ore i media ufficiali di Riyadh non hanno voluto confermare la notizia. Già nel 2017 un razzo lanciato dai ribelli in Yemen era diretto al più importante luogo sacro per l’islam. Fra gli intellettuali e studiosi sauditi cresce il partito che spinge alla guerra contro Teheran.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - L’aviazione saudita ha intercettato e distrutto due missili lanciati dalle milizie ribelli Houthi in Yemen e diretti verso la Mecca, luogo sacro per eccellenza dell’islam, e Jeddah. L’attacco risale alla prima mattinata di ieri ma, per molte ore, i media ufficiali sauditi non hanno parlato dell’attacco. Le prima informazioni ufficiali dal fronte di Riyadh sono emerse quando i social network erano già invasi di notizie e filmati (clicca qui per il video).
In poche ore si sono contati oltre 40mila messaggi su Twitter dedicati all’argomento, mentre i media ufficiali di Riyadh restavano in silenzio.
Secondo quanto riferisce un portavoce della coalizione araba a guida saudita operativa in Yemen, i due razzi sono stati abbattuti sopra i cieli di Taif, all’alba di ieri. Arab News aggiunge che alcuni frammenti del primo missile sono caduti su Wadi Jalil, una vallata che si estende fino alla Mecca.
Alcuni abitanti a Jeddah hanno confermato una potente esplosione nelle prime ore di ieri.
Analisti ed esperti ricordano che non è il primo attacco delle milizie filo-iraniane contro la città santa dell’islam. Già nel luglio 2017 gli Houthi avevano lanciato un missile contro la Mecca.
L’attacco, che giunge in concomitanza con il Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera islamico, è solo l’ultimo di una serie di episodi che confermano l’escalation della tensione nella regione mediorientale. Al centro vi è lo scontro fra l’Iran e l’alleanza araba (sauditi ed emirati su tutti), che si riflette anche nella sanguinosa guerra in atto nello Yemen da oltre quattro anni.
La tv satellitare araba al-Arabiya cita testimoni oculari che confermano l’abbattimento dei due razzi sui cieli di Jeddah e Taif. Nelle ore successive all’attacco e di fronte all’indignazione generale del mondo arabo e musulmano, i vertici del movimento Houthi hanno negato di voler colpire la Mecca (distante 70 km da Jeddah e 50 km da Taif). Per i ribelli yemeniti l’accusa è solo un pretesto per alimentare la guerra lanciata da Riyadh nel Paese vicino.
“Il regime saudita sta cercando, con queste accuse, di alimentare il sostegno per la propria brutale aggressione contro il popolo dello Yemen” ha sottolineato il portavoce Houthi Yahya Sarea. Opposto il parere di molti analisti e studiosi sauditi, che puntano allo scontro totale con Teheran. Fra questi vi è Hamdan Al-Shehri, un docente di relazioni internazionali con base a Riyadh, secondo cui “non è la prima volta che gli Houthi e i loro padroni a Teheran lanciano missili vicini alla Mecca”. “Adesso è tempo - aggiunge lo studioso - che tutte le nazioni musulmane al mondo facciano quadrato attorno ai luoghi sacri […] le condanne a parole non bastano. L’Iran e gli Houthi hanno superato la linea rossa, per questo serve una azione deterrente contro Teheran”.
Dal 2015 le forze di sicurezza saudite avrebbero intercettato e distrutto 227 missili balistici lanciato dagli Houthi in Yemen.
25/04/2019 09:47