Minya, giovani cristiani in prigione per “oltraggio all’islam”
Portavoce della Chiesa cattolica: Nella provincia di Minya molti giudici sono salafisti; al Cairo non sarebbe successo. Per l’avvocato difensore e per gruppi in difesa dei diritti umani, i giovani hanno fatto solo una parodia delle violenze dello Stato islamico. Il “troppo potere” della polizia.
Il Cairo (AsiaNews) – Il tribunale della provincia di Minya ha condannato tre adolescenti copti a cinque anni di prigione per “oltraggio all’islam”. Secondo i giudici essi hanno girato un video che prende in giro la preghiera islamica. Un altro ragazzo di 15 anni è stato internato in un carcere giovanile per un periodo indefinito. La pesante sentenza riporta a galla i dubbi sul rispetto dei diritti umani in Egitto, con l’avvento della presidenza di Abdelfattah al-Sisi.
L’avvocato difensore dei giovani, Maher Naguib, ha detto che i quattro non avevano alcuna intenzione di offendere l’islam, ma stavano parodiando le violenze e le decapitazioni dello Stato islamico. Nel video si vede uno dei ragazzi che sta facendo finta di pregare in ginocchio mentre un altro ride alle spalle. Più in là si vede un altro ragazzo che con il pollice fa il segno di decapitazione per il ragazzo che prega.
Anche la Commissione egiziana per i diritti e le libertà afferma che il video mostra una parodia degli “assassini eseguiti dai gruppi terroristi”.
Il video è stato girato nel gennaio 2015, quando i giovani avevano fra i 15 e i 17 anni. L’avvocato ha detto che i quattro faranno ricorso.
Un altro gruppo, l’Iniziativa egiziana per i diritti personali, fa notare che fra il 2011 e il 2013 almeno 42 persone sono state accusate e processate per lo stesso motivo e 27 di loro sono state condannate.
Interrogato da AsiaNews sulla pesante sentenza, il portavoce della Chiesa cattolica in Egitto, p. Rafic Greiche, dice che “tutto dipende dai giudici. Già ai tempi di Hosni Mubarak e ancora più ai tempi di Mohammed Morsi vi erano – e vi sono ancora – giudici che si ispirano al salafismo, all’islam tradizionale e conservatore. L’area in cui è avvenuto il fatto, la provincia di Minya, è famosa per le tensioni etniche e religiose. Se fosse avvenuto al Cairo, i ragazzi sarebbero ancora liberi e nessuno li avrebbe condannati. Teniamo presente che in questi anni sono stati accusati dello stesso delitto anche molti studiosi musulmani che proponevano un’esegesi moderna dell’islam”.
In generale p. Rafic apprezza le migliori condizioni di sicurezza in cui gli egiziani vivono sotto al-Sisi. Ma – egli dice – “la polizia, che per le sfide al terrorismo ha ora grandi poteri, spesso si comporta come se fosse al di sopra della legge. Questo vale anche per le torture e l’uccisione del giovane italiano Giulio Regeni. Proprio due giorni fa, il presidente, inaugurando il progetto del canale di Suez bis, ha puntato il dito contro quelle forze dell’ordine il cui modo di fare ‘macchia il volto dell’Egitto’ nella comunità internazionale”.