Ministro per gli affari religiosi difende la legge sulla blasfemia: Il Pakistan non sarà mai laico
Sardar Muhammad Yousaf sostiene che la “legge nera” ha un nobile scopo, cioè proteggere tutte le religioni e i leader religiosi. Tra il 1987 e il 2015 sono stati incolpati 663 musulmani, 494 ahmadi, 187 cristiani e 21 indù.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Il ministro per gli Affari religiosi e l’armonia interreligiosa del Pakistan ha difeso la legge sulla blasfemia, sostenendo che non esiste alcuna reale pressione per abolirla. Intervenendo ad una cena con la Pakistan-American Press Association a Washington, Sardar Muhammad Yousaf ha aggiunto che “alcuni elementi che diffondono la tesi della laicità [dello Stato] non sono abbastanza forti per fare pressione sul governo. Il Pakistan non diventerà mai uno Stato laico”.
La legge sulla blasfemia è costituita da articoli del Codice penale che puniscono con l'ergastolo o la pena di morte il vilipendio all'islam. Introdotta dal presidente Muhammad Zia-ul-Haq è in vigore dal 1986.
Sardar ha respinto l’accusa secondo cui nel suo Paese la “legge nera” sulla blasfemia viene utilizzata per attuare vendette personali o per fare discriminazioni contro le minoranze. Al contrario, egli ha affermato che la norma risponde “ad un nobile scopo, che è quello di proteggere il credo e le personalità religiose di tutte le fedi, non solo dell’islam”.
Eppure da tempo gli attivisti lamentano che in Pakistan la blasfemia, punita con la pena di morte, sia un tema che divide la società. Anche il solo sospetto può provocare la reazione violenta dei difensori del Corano. Un esempio su tutti, il feroce linciaggio di Mashal Khan, studente dell’università di Mardan, punito dai colleghi del campus dopo che si era sparsa la voce di suoi commenti “che promuovevano la fede ahmadi su Facebook”, considerata eretica dalla maggioranza musulmana. In seguito, un’indagine voluta dalla Corte suprema ha stabilito che il giovane di 23 anni non ha mai pronunciato offese contro il profeta.
Prima di lui, almeno altre 62 persone sono state uccise tra il 1987 e il 2015, tra cui l’ex governatore del Punjab Salman Taseer, punito per aver criticato la norma e difeso Asia Bibi, la madre cristiana da sette anni in attesa di giudizio d’appello e già condannata per offese al profeta Maometto. In tutto, nello stesso arco di tempo (1987-2015) sono stati incolpati 663 musulmani, 494 ahmadi, 187 cristiani e 21 indù.