23/02/2012, 00.00
MYANMAR
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Ministro in esilio: Thein Sein riformista “per caso”, i birmani vogliono vera democrazia

di Dario Salvi
Per il dissidente Tint Swe l’elezione di Aung San Suu Kyi in Parlamento porterà cambiamenti, anche se il “peso” dell’opposizione è minimo. Il popolo sostiene la lotta, il voto è un “trampolino di lancio”. E il presidente birmano “non è un nuovo Gorbaciov”, ma “porta a compimento” il piano del generalissimo Than Shwe.

Roma (AsiaNews) - In vista delle elezioni parlamentari suppletive del primo aprile in Myanmar, in cui verranno assegnati 48 seggi tuttora vacanti, le autorità birmane hanno sollevato le restrizioni relative alla campagna elettorale di Aung San Suu Kyi, che potrà usufruire di stadi e spazi all'aperto; oggi la Nobel per la pace arriverà nello Stato settentrionale Kachin, area teatro di guerra fra esercito centrale e milizie ribelli, dove incontrerà personalità politiche e terrà discorsi pubblici. Esperti di politica interna plaudono alle buone intenzioni manifestate dal governo "civile", impegnato in una serie di riforme democratiche. Nel contesto si inserisce anche l'annuncio di Thein Sein all'alto funzionario Asean - associazione che riunisce 10 nazioni del Sud-est asiatico - secondo cui il Myanmar potrebbe consentire l'ingresso di osservatori del Blocco in vista del voto. Il presidente si è detto "seriamente intenzionato" a considerare l'ipotesi di una loro presenza.

Tuttavia, dalla ex Birmania emergono vicende di cronaca che gettano più di un'ombra sul reale cambiamento. Fra queste, la conferma di un nuovo processo a carico di Ashin Gambira, monaco dissidente, leader della Rivoluzione zafferano del settembre 2007, condannato a 68 anni di galera e liberato di recente. Egli comparirà davanti ai giudici per rispondere di "occupazione abusiva" di un monastero a Yangon e di aver fatto irruzione in altri due, ai quali il governo aveva messo i sigilli. Dalla scarcerazione, egli ha più volte violato i termini della libertà condizionata e rilasciato interviste molto critiche nei confronti della leadership politica.

Per approfondire gli sviluppi della politica birmana, le prospettive del cammino democratico e il significato politico delle elezioni parlamentari suppletive, AsiaNews ha intervistato Tint Swe, membro del Consiglio dei ministri del governo di coalizione nazionale dell'Unione della Birmania (NCGUB), composto da rifugiati dal Myanmar dopo le elezioni del 1990 vinte dalla Lega nazionale per la democrazia, e mai riconosciute dalla giunta. Fuggito in India nel 1990, dal 21 dicembre 1991 Tint Swe vive a New Delhi, esercita la professione medica e ha il ruolo di responsabile per l'informazione sull'Asia del Sud e Timor Est nel Consiglio.
Ecco, di seguito, l'intervista rilasciata ad AsiaNews da Tint Swe, rappresentante della Lega nazionale per la democrazia (Nld) in India:

Quali sono le sue aspettative, in vista delle elezioni del primo aprile?
Nessuno si aspetta più di tanto, dalle elezioni suppletive. Tuttavia, assume un particolare valore il fatto che il nuovo Parlamento potrà contare sul sostegno di Aung San Suu Kyi, anche se il peso numerico del partito è davvero minimo. Così, alcune cose che un tempo venivano considerate impossibili in seno al corpo legislativo, adesso possono diventare probabili. Infatti, non è certo l'elemento numerico che ha dato vita ai cambiamenti sinora raggiunti.
La vita politica al di fuori del Parlamento è oggi molto più importante e decisiva di quella che viene discussa all'interno delle camere; e ciò avrà un significato ancora maggiore con il prossimo Parlamento, in cui vi saranno anche seggi occupati dalla Lega nazionale per la democrazia (Nld). Il manifesto politico della Nld spiega in modo molto chiaro agli elettori e al governo in carica che Aung San Suu Kyi lavorerà per il raggiungimento di tre obiettivi principali: il rispetto della legalità, modifiche alla Costituzione e la pace nel Paese. Per questo possiamo assistere a dibattiti, un elemento nuovo, perché la "Signora" non fa mai promesse che non è in grado di mantenere.

Assisteremo a votazioni libere e giuste?
Le autorità competenti stanno facendo promesse all'insegna della libertà e della correttezza del voto. Dalle parole di U Tin Aye, capo della Commissione elettorale, emerge l'invito a dimenticare il passato. Un invito equiparabile all'ammissione - fra le righe - che le critiche fatte alle elezioni del novembre 2010 erano corrette e che, questa volta, [abusi e violazioni] non si ripeteranno. Del resto, il popolo non crede alle promesse fatte dall'attuale regime.
Ad oggi vi sono denunce di restrizioni e di misure ridicole adottate da autorità di vario livello contro la campagna elettorale di Aung San Suu Kyi. Gli studenti universitari di Pathein hanno dovuto sostenere un esame mai fatto prima [per impedire loro di incontrarla], le hanno vietato l'ingresso negli stadi, sono stati distribuiti dei foglie e opuscoli contenenti una propaganda contro-Aung San Suu Kyi... La Commissione elettorale birmana non le ha concesso a lungo la possibilità di fare campagna nello Stato Kachin [ora gli ostacoli sono stati rimossi, ndr], dove i negoziati di pace non hanno dato alcun esito. Certo, vi possono sussistere motivazioni riguardanti la sua sicurezza, ma l'unione di intenti fra minoranze etniche e Nld può costituire una seria minaccia per l'attuale governo.

Anche in caso di elezione della Nobel per la pace e di conquista di tutti e 48 i seggi per la Nld, a livello di numeri cambia poco in Parlamento.
In ogni caso, si vedrà comunque qualcosa di nuovo. La Nld ne porterà il peso, sebbene il numero è minimo. Non tutte le decisioni hanno bisogno di un voto. E non tutti i candidati del partito vicino al regime sono favorevoli alla dittatura. Quanti non appartengono allo Union Solidarity and Development Party (Usdp) saranno incoraggiati. I partiti etnici lavoreranno con la Lega nazionale per la democrazia per la pace interna al Paese. Il presidente U Thein Sein e quanti sostengono le riforme riconosceranno di certo il valore di Aung San Suu Kyi e ne sosterranno l'ingresso nell'alveo politico nazionale.

Dottor Swe, comunque vada il voto sarà un cambiamento storico?
La stragrande maggioranza della popolazione combatte e ha combattuto per la democrazia. Gli organismi legislativi di tutti i livelli hanno un numero minimo di rappresentanti favorevoli al processo democratico. E vi sarà un'aggiunta marginale a questo numero. La battaglia andrà avanti sino a che tal numero non costituirà la maggioranza. Tuttavia, la presenza della Nld è importante  per tutti a livello politico: per i membri stessi della Lega nazionale per la democrazia, per il governo del presidente Thein Sein, per la comunità internazionale. Le elezioni di aprile rappresentano un trampolino di lancio per il futuro tanto della Nld, quanto della nazione.

Il rilascio di prigionieri politici, gli accordi di pace con minoranze: ministro, le recenti riforme promosse dal governo sono reali o di convenienza?
L'esperienza di oltre un decennio e mezzo ci insegna che i regimi militari o semi-militari non meritano affatto fiducia. Il generale Ne Win, i generalissimi Saw Maung e Than Shwe ne sono degli esempi. Lo Usdp ha una nomea un pochino diversa da quella del Bspp, il Burma Socialist Program Party. Ha una fama leggermente migliore, ma l'attuale governo sostenuto dallo Usdp è conosciuto per gli attacchi di massa contro Aung San Suu Kyi e gli attivisti per la democrazia. Inoltre bisogna aggiungere che è stato lo stesso Usdp a orchestrare la compravendita di voti nelle elezioni del 2010. È sbagliato dare credito al governo all'attuale guidato dallo Usdp, per rispetto di quanti si sono sacrificati in passato. Le modifiche non vanno di pari passo con le vite di quanti sono morti, sono stati imprigionati o sono stati costretti ad abbandonare il Paese.

Di recente, la protesta di un gruppo di operai ha sortito un aumento minimo  nei salari. Segno di un maggior potere di contrattazione?
Assolutamente sì, i lavoratori sono desiderosi di combattere perché i loro diritti vengano rispettati. Difatti non è solo una battaglia degli operai, ma riguarda tutti ivi compresi studenti, artisti, media e società civile, che stanno guardando nel modo giusto alla situazione attuale. L'International Labor Organization (Ilo) lavora sodo per raggiungere conquiste graduali. La Federazione delle organizzazioni sindacali birmane (Ftub) e altri gruppi per il lavoro sono in via semi-ufficiale i rappresentanti delle maestranze. E l'Ilo vuole che abbiano voce in capitolo. Sfortunatamente la Ftub è stata dichiarata dal regime associazione fuorilegge. Questo implica che tutte le malefatte compiute dalla giunta militare sono ostacoli concreti per le politiche dell'attuale regime al potere. Difatti il merito dello stop ai lavori della diga di Myitsone [nello Stato settentrionale Kachin, progetto di una multinazionale cinese, ndr] è da attribuire al movimento che fa capo alla società civile. E molto altro ancora ci dobbiamo aspettare.

Le riforme del presidente Thein Sein rappresentano un punto di rottura rispetto al regime di Than Shwe?
U Thein Sein ha acquisito la sua fama di riformista per puro caso, non per una reale volontà di cambiamento. Egli era Primo Ministro della giunta ed è stato scelto da Than Shwe che ha optato per una uscita indolore dalla vita politica. Il generalissimo non si è mai interessato a una reale democrazia per il Myanmar, ma ha pensato solo ai propri interessi. Egli ha assistito agli ultimi giorni di Muammar Gheddafi e Hosni Mubarak; mentre in realtà vorrebbe morire come Kim Il-sung. Ecco perché ha scelto un proprio uomo, Thein Sein, in qualità di successore; a lui ha affidato il compito di portare a termine il piano concordato con il capo. Guardando alla storia della Birmania, egli può essere equiparato a U Nu, baciato dalla sorte che gli diede in mano il potere dopo l'assassinio di Aung San nel 1947. Ma il punto cruciale è che Thein Sein segue alla lettera quanto concordato con Than Shwe. In caso contrario, il generalissimo avrebbe dovuto essere confinato ai domiciliari, avendo fatto tutto il contrario di quanto fatto sinora dallo  Sdpc. Resta il fatto che Thein Sein non è certo paragonabile a Mikhail Gorbaciov.

Insomma, un Parlamento diviso fra riformisti e conservatori, mentre la maggioranza dei deputati temporeggia, per capire quale sarà il fronte vincente...
È una teoria pertinente, ma si tratta di meccanismi sempre validi ed è anche logico che funzioni così. Esercito e autocrati, per tradizione, sono servi del potere e al suo servizio dal 1962. Ed è difficilissimo scardinare dinamiche consolidate. Arrivano gli ordini, ma non sanno come comportarsi di preciso. Anche i responsabili della politica sembrano confusi. È giusto cercare delle opinioni anche al di fuori. Tuttavia, vi sono sfruttatori che lo fanno solo per il proprio interesse, mentre il Paese ha bisogno di scegliere organizzazioni giuste e consulenti adatti. Aung San Suu Kyi lo sa bene, ma finora è stato solo un'invitata [al tavolo del potere]. Ed è al momento difficile capire il peso del Parlamento, perché molti di quelli che sono stati eletti nel 2010 sono una via di mezzo. Non possiamo aspettarci più di tanto in questo scenario.    

Dottor Swe, lei concorda con Aung San Suu Kyi quando invita ad aspettare il voto del primo aprile per rimuovere le sanzioni?
Nutro più riserve di quante non ne abbia Aung San Suu Kyi sulla questione. Anche se le elezioni dovessero andar bene, questo non basterebbe a giustificarne la cancellazione. Per prima cosa vanno eliminate le leggi restrittive e ingiuste, non le sanzioni. E un altro criterio sono i rapporti degli inviati Onu per i diritti umani. Vanno prese in considerazione le rassicurazioni relative al processo di pace interno al Paese. Ma prima di tutto va emendata la Costituzione del 2008.

Quale futuro si prospetta per il Myanmar?
Credo vi saranno altri cambiamenti nel corso dell'anno. Ma potrebbero essere in gran parte di facciata. Per milioni di rifugiati e lavoratori migranti il terreno non è ancora fertile. E i cambiamenti a Naypyidaw non sono un indicatore attendibile. Un solo anno di lavori non può portare sviluppi tangibili nell'economia, nella sanità e nell'istruzione. L'esercito birmano ha bisogno di fronteggiare la situazione. Ci vorrà del tempo, ma mi auguro non siano necessari altri 12 anni!

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