10/01/2022, 11.42
AFGHANISTAN - IRAN
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Ministro degli Esteri talebano a Teheran: in agenda rapporti economici e con la resistenza

Amir Khan Muttaqi e il suo omologo iraniano Hussain Amir Abdullahian trovano accordo commerciale. La Repubblica islamica aveva già discusso la spedizione di viveri e medicinali con l'India attraverso il porto di Chabahar. La delegazione talebana offre a leader dell'opposizione un sicuro ritorno in patria, ma i critici del governo vengono arrestati.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Dopo il ritiro americano e la presa di Kabul da parte dei talebani ad agosto scorso, le nazioni della regione si sono ritrovate ad avere a che fare con un nuovo governo che non hanno ancora formalmente riconosciuto, ma con il quale hanno aperto i canali diplomatici.

Ieri una delegazione guidata dal ministro degli Esteri dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, Amir Khan Muttaqi, è volato a Teheran per incontrare il suo omologo iraniano, Hussain Amir Abdullahian. L’incontro tra i due ha riguardato le relazioni politiche ed economiche bilaterali: secondo una dichiarazione rilasciata dal governo talebano, “l'Iran potrà utilizzare il territorio dell'Afghanistan per esportare i propri beni in Asia centrale e meridionale, e allo stesso modo l'Afghanistan potrà utilizzare quello iraniano per le esportazioni”.

Nel frattempo l'8 gennaio, giorno che ha preceduto l’incontro con l'inviato talebano, Abdullahian aveva già proposto all’India di cooperare per spedire aiuti umanitari a Kabul attraverso la Repubblica islamica così da evitare il passaggio attraverso il Pakistan, che nei mesi scorsi ha causato non poche tensioni tra Islamabad e New Delhi.

A ottobre l’India si era infatti offerta di inviare 50mila tonnellate di grano al vicino afghano attraverso le vie terrestri del Pakistan, che dopo un iniziale assenso si è rifiutato di portare a termine la spedizione perché vuole che sia fatta alle proprie condizioni, non a quelle di Delhi; di conseguenza il carico di aiuti non è ancora partito e due tranche di medicinali e vaccini anti-Covid partite dall’India questo mese sono passate prima per Teheran e poi per Dubai.

Nella telefonata dell'8 gennaio con Abdullahian, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha discusso l’utilizzo del porto iraniano di Chabahar per spedire viveri e medicinali in Afghanistan. Il porto nasce da un accordo trilaterale siglato nel 2016: all’Iran permette di evitare le sanzioni economiche statunitensi collegandolo con le rotte economiche oceaniche, mentre l’India lo vede come un progetto infrastrutturale alternativo e rivale alla Belt and Road Initiative cinese, soprattutto al China Pakistan Economic Corridor, centrato sul porto pakistano di Gwadar, non troppo distante da Chabahar.

Ma l’Iran ha fatto anche da mediatore nella crisi politica afghana: a Teheran il talebano Muttaqi ha incontrato i leader dell’opposizione Ahmad Massoud (figlio del “Leone del Panshjir” e capo di quella che viene chiamata Forza di resistenza nazionale) e Ismail Khan, capo locale della provincia occidentale di Herat che si era rifugiato in Iran durante la capitolazione della città. A entrambi i talebani dicono di voler garantire un sicuro ritorno in patria.

Si attendono sviluppi, ma nonostante anche il ministro degli Esteri iraniano Abdullahian, nella sua telefonata di sabato con Jaishankar abbia sottolineato la necessità per l’Afghanistan di formare un governo inclusivo, risulta sempre più difficile credere alle promesse dei talebani: dopo il divieto ai tassisti di caricare donne sole e a volto scoperto, nelle strade di Kabul sono apparsi cartelli che raccomandano di indossare l’hijab, persino ai manichini sono state tagliate le teste nei giorni scorsi e i critici del governo vengono arrestati.

Il professor Faizullah Jalal, docente all’università di Kabul, è stato incarcerato per aver più volte biasimato i talebani in televisione negli ultimi mesi. Per giustificarne l’arresto, i talebani hanno ricondiviso i tweet di un falso account del professore.

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