Militanti islamici uccidono 35 indù nel Kashmir
È l'attacco più violento in questi anni. Il dolore delle comunità cristiane.
New Delhi (AsiaNews) Almeno 35 indù sono stati uccisi in due attacchi nella zona del Kashmir controllata dall'India. Il primo, con 13 morti, è avvenuto nel distretto di Udhampur. Il secondo, con 22 morti, è avvenuto nel distretto montagnoso di Doda. Notizie dei due attacchi sono emersi solo oggi, a due giorni da un incontro fra leader separatisti del Kashmir con il Primo ministro indiano Manmohan Singh.
Gli attacchi sono i più violenti dal 2003, quando India e Pakistan hanno proclamato un cessate-il-fuoco nell'area.
A Udhampur le vittime sono pastori di mucche, i cui coroi sono stati trovati ieri. A Doda alcuni militanti in divisa hanno raccolto un gruppo di abitanti dei villaggi e dopo diverse ore li hanno uccisi a sangue freddo.
Esperti della sicurezza ipotizzano che dietro gli attacchi agli indù in minoranza nel Kashmir vi sia la mano della Lashkar-e-Toiba (LeT, l'esercito del Puro), un gruppo islamico pro-Pakistan.
Negli ultimi 10 anni di guerriglia militante la LeT ha organizzato almeno 17 massacri, uccidendo 270 indù.
John Dayal, membro cattolico del Consiglio nazionale per l'integrazione, ha detto ad AsiaNews che "i reali motivi dietro le uccisioni sono diffondere terrore e persecuzione contro i deboli e gli innocenti" e "dividere le comunità" nelle diverse parti dell'India.
"La violenza egli ha aggiunto non risolve mai alcun problema C'è bisogno di portare pace alle persone di tutte le religioni musulmani, buddisti, indù presenti nella valle del Kashmir".
Dayal ricorda che anche la piccola comunità cristiana soffre violenza in Kashmir: "cristiani di origine Dalit e Pundit sono fra le vittime più comuni" nella zona indiana e pakistana; "i missionari cristiani egli aggiunge rischiano la morte tutti i giorni per affermare il loro diritto alla libertà di espressione e di fede".