Migranti schiavi nordcoreani in Russia. Così Pyongyang affronta la crisi
Gli operai nordcoreani devono anzitutto studiare lingua e storia russa. Sono assunti con salari minimi (massimo 100 dollari). Il 70% è versato allo Stato come “pagamento di lealtà”. Schiavi anche nel Golfo e in Europa. La denuncia dell’Onu: fino a 20 ore di lavoro al giorno; uno o due giorni di riposo al mese.
Seoul (AsiaNews/Agenzie) – La Corea del Nord ha concluso un accordo con la Russia per accrescere il numero di migranti lavoratori che dalla dittatura del Nord passano al Paese euroasiatico. Grazie al loro lavoro, Pyongyang riceve nelle sue casse una parte del loro salario, accrescendo la valuta straniera per migliorare la sua traballante economia. Ciò avviene nonostante la serie di sanzioni che l’Onu ha comminato alla Nordcorea a causa del suo programma nucleare e degli esperimenti missilistici.
L’accordo è stato firmato lo scorso 17 marzo a Pyongyang fra Ri Kwang-gun, vice-ministro per le relazioni economiche esterne, e Dmitri Demidenko, rappresentante russo del Ministero degli interni, settore emigrazione.
Secondo l’accordo, i migranti nordcoreani devono avere una buona conoscenza della lingua russa e per questo è stata varata una cooperazione fra l’istituto per gli Studi stranieri dell’università di Pyongyang e l’istituto Pushkin per le Lingue. Già nel 2015 la Russia ha cominciato a domandare che i migranti nordcoreani studino la lingua russa e la storia e siano sottoposti a test prima di essere inviati all’estero.
Al presente in Russia vi sono circa 30mila lavoratori della Nord Corea. La maggior parte è ingaggiata nell’industria delle foreste, nelle miniere e nelle costruzioni.
Le ultime cifre disponibili, mostrano che gli operai nordcoreani vengono pagati intorno ai 100 dollari Usa al mese. Di questi, il 70% viene preso da Pyongyang come “pagamento di lealtà” verso lo Stato.
La Commissione Onu per i diritti umani si è spesso scagliata contro questa forma di schiavismo verso i migranti nordcoreani.
L’organismo delle Nazioni unite afferma che vi sono almeno 50mila nordcoreani che lavorano all’estero, in maggioranza in Cina e Russia. Ma gruppi di loro sono presenti anche in Kuwait, Libia, Malaysia, Mongolia, Myanmar, Nigeria, Oman, Polonia, Qatar e Emirati.
Questi operai guadagnano 120-150 dollari al mese e spesso sono forzati a lavorare fino a 20 ore al giorno, con solo uno o due giorni di riposo al mese e cibo insufficiente. Naturalmente, una parte degli stipendi viene passata per via diretta al governo della Nordcorea.