26/10/2016, 11.14
CINA
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Migrante si getta dal palazzo che aveva costruito e muore: il padrone gli doveva 8 anni di salari

di Wang Zhicheng

Il suicida è un uomo di nome Li, sui 50 anni. L’edificio era stato costruito nel 2008, al tempo delle Olimpiadi.  Li e la sua squadra non ricevevano da allora alcun salario. Secondo cifre ufficiali, sono  circa 3 milioni i lavoratori migranti che non ricevono regolarmente i salari.

Pechino (AsiaNews) – Un lavoratore migrante si è gettato dal sesto piano di un palazzo, che aveva contribuito a costruire, stanco di rincorrere il padrone che gli doveva 8 anni di salari per lui e la sua squadra di muratori.

Il fatto è avvenuto nella contea di Changfeng (Anhui) e riportato dai giornali locali. Il suicida, di nome Li, sui 50 anni, aveva cominciato a lavorare per un businessman otto anni fa, ma non ha mai ricevuto salario. In tutti questi anni il suo padrone aveva accumulato un debito di diverse centinaia di migliaia di yuan verso Li e verso la sua squadra di muratori migranti. Li ha cercato molte volte di incassare quanto gli era dovuto, ma senza successo.

Ieri mattina, Li è andato all’edificio, un palazzo di 8 piani, che lui e la squadra avevano costruito nel 2008 (l’anno delle Olimpiadi di Pechino) sperando di affrontare il padrone, che però non si è fatto trovare. Frustrato e sfiduciato, Li si è gettato dal sesto pianto ed è morto.

La famiglia di Li afferma che il loro congiunto era preoccupato anche per gli altri suoi compagni che non ricevevano salario da anni.

Quanto avvenuto ieri è molto comune nel Paese. Molti migranti di provenienza dalle campagne giungono in città per guadagnare e vengono presi a lavorare nei cantieri come manodopera generica. Il padrone promette loro di pagarli alla fine del lavoro, garantendo loro un pasto al giorno e un posto al coperto dove dormire, di solito un container o una catapecchia. Alla fine dei lavori, i padroni che li hanno commissionati, scompaiono e i migranti – che in città sono illegali perché non hanno certificato di residenza – non hanno possibilità di ricevere giustizia.

Il fenomeno è divenuto ancora più evidente in questo periodo in cui l’economia cinese mostra segni di sofferenza. Secondo il China Labour Bullettin, lo scorso agosto si sono verificati 85 scioperi nel settore delle costruzioni; a settembre sono saliti a 95, tutti per salari non pagati.

I suicidi aumentano in occasione delle grandi feste cinesi, come il Capodanno, quando i migranti tornano nelle loro famiglie, sperando di portare il denaro guadagnato durante l’anno. Il rifiuto o la scomparsa dei padroni li spinge a compiere il suicidio.

Talvolta anche la giustizia si accanisce contro di loro. Lo scorso marzo otto migranti sono stati condannati a pene da sei a otto mesi di prigione per aver manifestato in pubblico a Langzhong (Sichuan), chiedendo i loro salari non pagati. I giudici li hanno condannati per “resistenza ai pubblici ufficiali” che volevano farli sgomberare.

Secondo cifre ufficiali, circa 3 milioni di lavoratori migranti non ricevono il loro salario con regolarità. Più del 70% non ha pensione o cure mediche.

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