11/03/2010, 00.00
VIETNAM
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Migliaia di donne e bambini vietnamiti venduti come “schiavi del sesso”

di J.B. Vu
Dal 1998 al 2010 almeno 4500 fra donne e minori hanno varcato i confini del Vietnam per alimentare il racket della prostituzione. Il 65% è destinato in Cina, poi Cambogia, Laos, fino ai Paesi europei, africani e americani. Siti internet vendono i bambini in rete. È la nuovo forma di schiavitù che caratterizza il 21mo secolo.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – Bambini venduti con aste su internet al miglior offerente, attraverso siti specializzati che vengono rinnovati almeno “tre o quattro volte al giorno con nuovi arrivi”. Donne che finiscono nella rete della prostituzione, trattate alla stregua di “schiave del sesso” da trafficanti dei Paesi confinanti – Cambogia e Cina – o dirette al mercato europeo, americano e africano. In Vietnam non si ferma la piaga del commercio di vite umane, con numeri che aumentano ogni anno.
 
Un documento del governo, pubblicato di recente, mostra che dal 1998 ai primi mesi del 2010 circa 4500 fra donne e bambini hanno varcato i confini del Vietnam, nelle mani di trafficanti senza scrupoli. Un fenomeno che ha avuto inizio nel 1987, quando il governo di Hanoi ha aperto le frontiere all’economia di mercato, e acuito dai molteplici casi di corruzione che vedono coinvolte autorità locali o persone della “classe media”. E a nulla è servito l’intervento delle organizzazioni non governative ed enti di carità che operano fra Vietnam, Cambogia e Thailandia.
 
Nel 2009 operazioni congiunte del governo vietnamita e cambogiano hanno portato all’arresto di 31 trafficanti, salvando la vita a 70 vittime pronte a varcare il confine verso la Cambogia. Un attivista che lavora nel sociale riferisce che, sempre lo scorso anno, 981 fra donne e bambini sono stati venduti in Cambogia o in Cina. Almeno 781 le persone coinvolte nel traffico di vite umane.
 
Il flusso maggiore si registra al confine fra Cina e Vietnam, dove avviene il 65% circa del volume di traffico totale. Le donne alimentano il mercato della prostituzione, oppure vengono vendute come spose al miglior offerente o sfruttate per lavoro. Un altro 10% si registra lungo i confini fra Vietnam e Cambogia: le donne vengono usate come prostitute, oppure transitano nel Paese prima di raggiungere nazioni europee fra cui Inghilterra, Francia e Germania. Vi è inoltre un 6,3% che attraversa la frontiera vietnamita in direzione Laos, passando attraverso le province di Nghe An, Ha Tinh, Thanh Hoa e Quang Tri.
 
In alcuni casi le vittime del racket vengono portate agli scali di Tan San Nhat e Noi Bai, dove partono alla volta della Malaysia, Hong Kong, Macao, oppure verso nazioni europee, africane e americane. Da quando le autorità di Bangkok hanno impresso un giro di vite sulla prostituzione, soprattutto quella minorile, il Vietnam si è trasformato nella nuova “zona calda” per il turismo sessuale. E come sempre i punti di richiamo sono i bar, le discoteche, le zone turistiche delle città più importanti fra cui Hanoi, Ho Chi Minh City e le province di Da Nag e Hai Phong.
 
P. Martino, membro di una ong che si occupa del sociale, spiega che l’obiettivo “è aiutare i bambini vietnamiti, venduti come ‘schiavi del sesso’ in Cambogia”. I minori sono venduti “a centinaia” anche su internet, su siti che li definiscono “nuovi prodotti” e rinnovati almeno “tre o quattro volte al giorno”. Il mercato del sesso, conclude, è “una nuova forma di schiavitù caratteristica del 21mo secolo”.  
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