01/12/2018, 12.26
INDIA
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Migliaia di contadini strangolati dai debiti invadono Delhi. In calo la popolarità di Modi

Oltre 50mila agricoltori hanno dato vita alla più grande marcia mai avvenuta nell'India attuale. Dal 2013, circa 12mila coltivatori si sono suicidati. A rischio il premier Modi, in vista delle elezioni del 2019. Pressioni da parte delle opposizioni che cavalcano la protesta.

New Delhi (AsiaNews) – Decine di migliaia di contadini indiani hanno bloccato le strade della capitale New Delhi, chiedendo l’eliminazione dei debiti agricoli e maggiori profitti per i loro prodotti. Oltre 50mila persone, arrivate da tutto il Paese, si sono date appuntamento nella capitale e ieri hanno raggiunto a piedi il Parlamento. Tra di loro, amici e parenti di migliaia di coltivatori che hanno commesso il suicidio negli ultimi anni perché non riuscivano a ripagare i debiti. Intonando lo slogan “Abbasso Modi”, essi hanno dato vita alla più grande manifestazione di “dissenso e frustrazione” da quando il premier ha assunto il potere nel 2014.

La protesta era organizzata dall’All India Kisan Sangharsh Coordination Committee (Aikscc), organizzazione-ombrello di 200 gruppi di agricoltori. Secondo Yogendra Yadav, presidente di Swaraj India e membro del comitato esecutivo dell’Aikscc, è stata “una delle più grandi marce degli ultimi tempi”.

Le richieste dei manifestanti sono inascoltate da anni. Una simile marcia era stata organizzata a Mumbai lo scorso marzo; in quel caso il governo locale aveva promesso d’intervenire assicurando  l’estinzione dei debiti agricoli per prevenire il triste fenomeno dei suicidi. Ora i contadini hanno alzato il tiro e si rivolgono direttamente al premier indiano: essi sostengono che Modi ha tradito le promesse elettorali con cui ha vinto del 2014.

Sotto la spinta delle pressioni, all’inizio dell’anno il primo ministro ha approvato una riforma per assicurare ai contadini il 50% dei profitti del raccolto. Tuttavia il prezzo di riso, fagioli e semi di girasole continua a essere al di sotto dei limiti previsti dalle autorità. Se il governo avesse fatto rispettare questi limiti, lamenta Avik Saha, esponente del partito Swaraj Abhiyan, “lo scorso anno i coltivatori non avrebbero perso un guadagno pari a circa 360 miliardi di rupie (7 miliardi di euro)”.

In India il settore agricolo occupa quasi 800 milioni di persone, su un totale di 1,3 abitanti. Nonostante ciò, esso rappresenta solo il 15% dell’economia del Paese, che invece è trainata dal settore dei servizi. Soffocati dai debiti, dal 2013 circa 12mila contadini hanno deciso di togliersi la vita; dal 1995, i suicidi sono stati almeno 300mila.

P. Sainath, fondatore dell’organizzazione People’s Archive of Rural India che pubblica i resoconti sul settore agricolo, denuncia che “negli ultimi 14 anni il Parlamento non ha mai trovato il tempo di discutere su questo argomento”. Tuttavia gli esperti ritengono che il premier sarà costretto a farlo, sotto la spinta delle elezioni generali del 2019. Su di lui già premono i leader delle opposizioni – in testa Rahul Gandhi del Congress e il Chief minister di Delhi Arvind Kejriwal – che ieri si sono uniti ai manifestanti cavalcando le proteste.

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