Medici iraniani: le sanzioni Usa hanno fatto impennare i prezzi delle apparecchiature
Alcune componenti hanno visto quintuplicare i costi di importazione. In altri casi mancano le scorte e si deve ricorrere a componenti di contrabbando, di qualità inferiore agli standard minimi. Dal Giappone il presidente Trump dice di non volere un cambio di regime, ma impedire l’atomica a Teheran.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - A causa delle sanzioni statunitensi contro l’Iran, il prezzo delle attrezzature mediche importate dall’estero - molte delle quali salvavita - sono aumentate in modo esponenziale, alcune delle quali anche di cinque volte negli ultimi mesi. È quanto denuncia il segretario dell’Associazione radiologi iraniani Vahid Karimi, che punta il dito contro le misure punitive attuate dalla Casa Bianca contro Teheran che hanno determinato un deprezzamento fino a quattro volte in 18 mesi della valuta locale sul dollaro e le altre monete.
La situazione di criticità nel comparto è confermata anche dal segretario dell’Associazione patologi iraniani Mohammad Ali Boroumand, secondo cui stanziamenti e fondi governativi non sono più sufficienti. “Le componenti e gli equipaggiamenti di laboratorio - afferma - non sono inclusi negli acquisti a prezzo calmierato e questo ha determinato una impennata nel prezzo delle parti”.
Ecco perché, aggiunge l’esperto, un componente “che si trovava a 90 milioni di rials (circa 800 dollari) lo scorso anno, oggi ha raggiunto il costo di 360 milioni di rials (attorno ai 3300 dollari)”.
Intanto fonti dell’agenzia Mehr riferiscono della carenza di batterie per i pacemaker cardiaci, oltre che dei kit per i test diagnostici di laboratorio. Il calo delle scorte preoccupa, e non poco, gli operatori del settore, i medici e gli stessi pazienti. Il problema ha raggiunto livelli allarmanti, tanto che alcuni laboratori usano kit di contrabbando che potrebbero essere anche di molto inferiori agli standard minimi di efficienza richiesti.
Fra i fattori che sono alla base della situazione di criticità vi è anche il dirottamento di fondi dalla Sanità ad altri comparti. Tuttavia, la fonte non ha voluto specificare dove vengano deviati i soldi e per quali scopi siano utilizzati.
Dietro il crollo della moneta iraniana e le difficoltà crescenti della sua economia vi è l’escalation della tensione fra la Repubblica islamica e gli Stati Uniti, un elemento che è fonte di grande timore fra le diplomazie internazionali. All’origine dello scontro, la decisione del presidente Usa Donald Trump nel maggio dello scorso anno di ritirarsi dall’accordo nucleare (Jcpoa) raggiunto a fatica dal predecessore Barack Obama, introducendo le più dure sanzioni della storia contro Teheran.
Nel frattempo il presidente Trump, in visita ufficiale in Giappone, ha affermato che gli Stati Uniti non intendono raggiungere un “cambiamento di regime in Iran”, ma solo “impedire” che la Repubblica islamica “si doti di armamenti nucleari”. Al termine dell’incontro con il premier nipponico Shinzo Abe, l’inquilino della Casa Bianca ha quindi mostrato ottimismo sottolineando che “arriveremo a un accordo” con Teheran.
17/05/2019 08:56
07/05/2019 12:11