13/05/2010, 00.00
CINA
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Massacri di bambini: la gente si chiede perché

Sono quasi tutte persone “normali” gli autori degli omicidi di bambini nelle scuole. Mentre i controlli della polizia si rivelano insufficienti, esperti dicono con chiarezza che gli omicidi spesso sono persone alle quali una società iniqua ha tolto anche la speranza nel futuro.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nulla faceva presagire la violenza, quando ieri mattina alle 8,20 Wu Huanming, si è presentato all’ingresso dell’asilo Shengshui Temple e ha accoltellato i bambini presenti, la proprietaria dell’istituto e sua madre, nel villaggio rurale di Linchang, contea di Nanzheng, nel settentrionale Shaanxi. Nel’impotenza della polizia di prevenire simili gesti, la popolazione assiste attonita al sesto pluriomicidio di bambini in 2 mesi e si chiede impotente le ragioni di questa ondata omicida contro i più deboli.

Wu, proprietario di un palazzo di due piani, voleva che l’adiacente asilo andasse via lo scorso aprile quando è scaduto l’affitto, mentre la titolare dell’asilo intendeva continuare l’attività almeno fino all’estate. Per questo c’erano state discussioni, ma –dicono i residenti del villaggio- nulla che facesse presagire la violenza.

E’ il 6° attacco da marzo, sempre contro bambini piccoli di scuole con 16 morti e circa 70 feriti, sempre con l’assassinio di più scolari sconosciuti all’omicida.

Il ministro della Pubblica sicurezza continua a invocare e promettere strette misure di sicurezza e una attenta campagna di prevenzione. La polizia opera sempre più arresti di persone “sospette”, secondo quanto riportano i media. Ma la sorveglianza rimane inadeguata, anche perché la polizia sorveglia soprattutto le scuole pubbliche mentre quelle private, come l’asilo Shengshui, devono pagarsi la sorveglianza e spesso rimangono senza protezione.

Ma la gente chiede ora di capire questa ondata di violenza, con massacri di bambini compiuti contro scuole qualsiasi, in città piccole e medie da cittadini normali, per lo più uomini di mezza età, che spesso poi si suicidano.

Il professore Yu Jianrong dell’Accademia cinese per le Scienze sociali (Acss) commenta al South China Morning Post che questi fatti dimostrano la crescente disperazione nella società cinese. Osserva che “gli omicidi sanno che moriranno e non vedono speranze per il futuro. Non posso dire che costoro siano tutti gente povera. Ma non avere speranze in una società polarizzata è un problema molto grave”.

In una società che loda solo il successo economico e dove la giustizia segue le indicazioni del potere politico, gli insuccessi personali e le gravi sopraffazioni del potere possono causare simili gesti estremi di disperazione.

Anche Xu Youyu, pure studioso dell’Acss, concorda che questa violenza sia esito della disperazione sempre più diffusa tra le persone “sottoprivilegiate” e vittima della crescente e istituzionalizzata ingiustizia sociale. Dice che “questi omicidi mostrano che il valore della vita umana non è rispettato [dagli assassini] e le [loro] percezioni sono distorte”.

Il professore Hu Xingdou punta il dito su decenni di ideologia comunista e di critica dei concetti umanistici, che “hanno giustificato la violenza nella lotta di classe” e svilito il valore della persona.

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