27/03/2025, 08.41
BIELORUSSIA
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Maria Zajtseva, martire della libertà in Bielorussia

Una medaglia alla memoria “Per l’onore e la dignità” per la giovanissima attivista trovata morta in gennaio in Ucraina dove si era recata per fronteggiare l'invasione russa. La sua immagine con il volto sanguinante durante le proteste del 2020 a MInsk un simbolo della violenta repressione di Lukašenko.

Minsk (AsiaNews) - La fotografia con il volto insanguinato di Maria Zajtseva, durante le proteste contro la rielezione fasulla di Aleksandr Lukašenko a Minsk nell’agosto del 2020, avevano fatto il giro del mondo, diventando un simbolo della violenza delle forze dell’ordine in Bielorussia. A gennaio del 2025 l’attivista è stata trovata morta in Ucraina, dove si era recata per combattere nella resistenza contro l’invasione russa. È stata uccisa il giorno dopo il suo 24° compleanno, e il governo di opposizione in esilio della Bielorussia le ha ora attribuito la medaglia alla memoria “Per l’onore e la dignità”.

Molti media come Currentime, Meduza e Deutsche Welle le hanno dedicato in questi giorni ampi servizi, parlando con i suoi amici e commilitoni, per raccontare a tutti la storia del suo destino eroico. Durante le proteste del 2020 Maria aveva solo 19 anni, e fu ferita dai frammenti delle granate stordenti e dai proiettili di gomma. Lei stessa raccontò poi in un’intervista a Radio Svoboda, mentre si trovava ancora in ospedale, che “non mi sono pentita di andare a Minsk a protestare, ho cercato solo di dare il mio contributo, e spero che tutti i sacrifici che facciamo non siano vani, quello che avviene sulle strade ci dà tanta forza e coraggio”. Dopo alcune operazioni in Bielorussia, Maria era stata portata a completare la guarigione in Cechia, grazie al programma medico umanitario Medevac.

Nonostante tutti gli sforzi dei medici, Maria era rimasta sorda da un orecchio, e aveva deciso di “imparare a vivere anche senza quello che non si può riavere”, un grande sacrificio visto il suo amore per la musica, come raccontano le sue amiche. Nella famosa foto delle proteste, lei indossava una maglietta dei Guns N’ Roses, e un giovane slovacco che sosteneva le proteste bielorusse le aveva regalato un biglietto per un loro concerto. Rimanendo nella Repubblica Ceca, Maria si era poi messa a studiare la lingua, preparandosi all’università, e rimanendo sempre al centro dell’attenzione dei media, con cui non ha mai smesso di comunicare.

Dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina nel 2022, Zajtseva si era subito resa disponibile per aiutare i profughi ucraini che fuggivano in Cechia, ma la reazione emotiva era così forte, che alcuni giovani bielorussi che avevano a loro volta lasciato il Paese si recarono al fronte per sostenere gli ucraini. Uno di questi era Timur Mitskevič, che nei cortei del 2020 venne anch’egli picchiato e torturato dai poliziotti, quando aveva solo 16 anni. Rimase in coma per diverso tempo, durante il quale morì sua madre, lasciandolo completamente solo, e appena compì 18 anni si unì all’esercito ucraino. Guardandolo negli occhi mentre preparava lo zaino, Maria capì che non poteva fermarlo, anzi che anche lei voleva andare al fronte.

Pensava che solo cacciando i russi dall’Ucraina si sarebbe potuto cambiare qualcosa anche in Bielorussia, doveva voleva tornare con tutto il suo cuore, perché non si sentiva a casa nella Cechia che pure l’aveva accolta e protetta. Nella primavera del 2023 si arruolò quindi nel battaglione di Kastus Kalinovskij, formato da bielorussi all’interno dell’esercito ucraino, nonostante tutti gli amici la scongiurassero di fermarsi. Avendo studiato veterinaria per alcuni anni, Maria aveva qualche conoscenza medica, per cui la collocarono all’infermeria, dove ha aiutato e salvato molte persone, anche come interprete per i soldati stranieri. Tutti coloro che l’hanno conosciuta al fronte raccontano che anche durante i combattimenti più tremendi lei “era sempre molto tranquilla”, nonostante la giovane età.

Maria venne colpita da una granata alla mano, e dovette tornare in Cechia per la riabilitazione, ma non accettava una vita anonima e al riparo dai pericoli, e chiese di essere addestrata come cecchino, perché “altrimenti li faranno fuori tutti”. Tornò quindi a combattere per la libertà, fino al sacrificio della sua stessa vita, proprio perché non si rassegnava a essere una vittima.

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