Marawi, prima messa nella cattedrale di St. Mary liberata dopo l'assedio
I militanti dei gruppi terroristici Maute e Abu Sayyaf l’avevano presa lo scorso 23 maggio. L’edificio liberato il 28 agosto dalle truppe di Manila. Un totale di 749 guerriglieri hanno perso la vita durante il conflitto, 155 le vittime tra il personale di sicurezza filippino. Servirà ancora del tempo per porre fine all’assedio di Marawi. L’ultimo campo di battaglia grande quanto due campi di calcio.
Marawi (AsiaNews) – La cattedrale di St. Mary a Marawi (isola di Mindanao), ha ospitato ieri la prima funzione dopo oltre quattro mesi dall’inizio delle violenze dei gruppi legati allo Stato islamico, nel giorno della festa di santa Teresa di Lisieux, patrona dell’esercito filippino.
I militanti dei gruppi terroristici Maute e Abu Sayyaf avevano preso d’assedio la cattedrale lo scorso 23 maggio, nelle prime ore degli scontri che hanno devastato il capoluogo della provincia di Lanao del Sur, da allora sotto legge marziale.
L’edificio, liberato lo scorso 28 agosto dalle Forze armate filippine, è gravemente danneggiato per la dissacrazione compiuta dai terroristi, che ne avevano anche pubblicato un video. Le immagini hanno suscitato l’indignazione e la condanna dei leader musulmani locali.
Durante la messa celebrata ieri, si sono uditi gli spari ed i suoni delle violenze ancora in corso, mentre la luce del mattino entrava nella chiesa attraverso i fori nei muri crivellati di colpi (v. foto).
Un totale di 749 guerriglieri hanno perso la vita durante la contro-offensiva delle truppe governative. Sono 155 le vittime tra il personale di sicurezza filippino. Sebbene il segretario della difesa Delfin Lorenzana avesse dichiarato che le operazioni si sarebbero concluse il primo ottobre, l’esercito dichiara che servirà ancora del tempo per porre fine all’assedio di Marawi.
Il gen. Carlito Galvez, a capo del Comando di Mindanao Ovest (Wesmincom) afferma che gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi sono ancora 46. Le truppe sono impegnate in un corpo a corpo con i militanti, in un’area grande quanto due campi di calcio.