23/03/2017, 10.51
CINA – USA
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Mar cinese orientale: nuovo episodio di contrasto tra Cina e Usa

I controllori di volo cinesi ordinano a un aereo militare americano di lasciare la zona, ma il bombardiere Usa ignora l’ordine e prosegue la missione. “Gli Stati Uniti “non hanno riconosciuto la Chinese Air Defense Identification Zone quando è stata proclamata nel novembre 2013 e non la riconoscono oggi”.

Washington (AsiaNews/Agenzie) – La tensione esistente nel Mar cinese orientale e attorno alle isole Senkaku o Diaoyu - oggetto di una contesa che coinvolge tutti gli Stati costieri, dal Giappone al Brunei, alle Filippine a Taiwan, alla Corea del sud – ha avuto domenica scorsa un nuovo incidente, con la difesa aerea cinese che ha tentato di imporre ad aerei militari statunitensi di non sorvolare la zona contesa.

La vicenda vede da una parte un bombardiere americano, un B-1B Lancer (nella foto) e dall’altra controllori cinesi del traffico aereo. Questi ultimi hanno detto  all’aereo Usa che era entrato nello spazio aereo cinese e gli hanno ordinato di uscirne. I piloti hanno risposto che essi erano in uno spazio aereo internazionale, vicino alla Corea del sud, e che non avevano intenzione di cambiare rotta.

A quanto riferito alla CNN dal portavoce delle US Pacific Air Forces, maggiore Phil Ventura il bombardiere era entrato nella contestata Chinese Air Defense Identification Zone (ADIZ) nel Mar cinese meridionale, che copre la zona che comprende le isole contese, per una missione di routine. La dichiarazione ADIZ pretende che gli aerei che intendono sorvolare la zona notifichino l’intenzione di transito alle autorità cinesi. Ma, ha dichiarato Ventura, gli Stati Uniti “non hanno riconosciuto la Chinese Air Defense Identification Zone quando è stata proclamata nel novembre 2013 e non la riconoscono oggi”.

Le isole hanno causato momenti di tensione in particolare tra Giappone e Cina, a partire dal 2012, quando Tokyo ha acquistato da un privato i terreni delle isole. Da allora si sono susseguite provocazioni militari, proteste formali, manifestazioni popolari e appelli alle Nazioni Unite. Tuttavia Tokyo e Pechino hanno più volte chiesto alla comunità internazionale di “non entrare nel merito” della vicenda e di lasciare a loro la possibilità di risolverla in maniera autonoma.

 

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