Mar Cinese meridionale: il Vietnam cerca un accordo con le Filippine per ostacolare la Cina
Manila (AsiaNews) – Il Vietnam ha chiesto alle Filippine di intraprendere negoziati per un accordo strategico che possa controbilanciare l’azione irruenta di Pechino nel Mar Cinese meridionale. Lo ha rivelato il presidente filippino, Benigno Aquino, in un’intervista al South China Morning Post di oggi.
Aquino si è detto preoccupato della crescente tensione nell’area, in seguito alle azioni che il governo cinese ha portato avanti negli ultimi mesi nelle acque oggetto della contesa: “Probabilmente oggi è peggio di un anno fa”, ha detto. Il mese scorso immagini satellitari hanno mostrato navi e ruspe cinesi impegnate nella costruzione di una pista d’atterraggio velivoli sul Fiery Cross Reef, nelle isole Spratly. Queste isole, insieme alle Paracel, sono arcipelaghi contesi da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia.
Aquino ha detto che i colloqui con il Vietnam rientrano nel progetto filippino di rafforzare i rapporti diplomatici con i Paesi che hanno interessi e obbiettivi comuni: “Quando i tuoi partner strategici partono con richieste che si sovrappongono, c’è più spazio per un dialogo ragionevole, invece che contrapporre interessi nazionali separati l’uno dall’altro”.
Secondo fonti locali, delegati filippini e vietnamiti si sarebbero già incontrati nel corso di quest’anno e si sarebbero accordati su una dichiarazione comune che affronti le “imponenti” opere in costruzione iniziate dalla Cina. Non è stata fissata ancora la data per la firma dell’accordo: “In realtà stiamo ancora definendo la natura del patto…stiamo lavorando sui dettagli”, ha detto Aquino.
Il presidente filippino ha precisato che lo spirito dell’accordo bilaterale con il Vietnam (e con gli altri partner strategici come Stati Uniti e Giappone) non è quello di creare una lega anti-cinese. “Dare fastidio alla Cina non è nelle mie priorità”, ha aggiunto .
Secondo Aquino, mantenere stabilità nel Mar Cinese meridionale è negli interessi economici della Cina, visto che nella zona transita circa il 40% del commercio mondiale.
Parlando dei recenti “atti di forza” di Pechino, il presidente filippino ha detto: “Non vedo la logica nelle loro mosse”. “Ci sono sempre dei lati negativi – ha aggiunto – quando loro decidono ‘noi vogliamo questo, noi vogliamo quest’altro. Non credo che la reazione del mondo sarà dire: ‘Prego, venite e prendetevelo’”.
Il 30 marzo scorso, il governo filippino ha presentato un’istanza al tribunale Onu, dove denunciava la strategia a ‘lingua di bue’ utilizzata da Pechino per appropriarsi di terre contese. La Cina si è rifiutata di prendere parte al procedimento, che dovrebbe terminare entro 6-12 mesi. Ammesso che si trovi un accordo con Pechino, ha detto Aquino, ciò non servirebbe a risolvere la questione in toto, “perché ci sono – oltre a Cina e Filippine – altri quattro pretendenti nell’area. Come possiamo siglare un accordo fra di noi che vincoli anche gli altri quattro?”.
Oggi le forze congiunte di Filippine e Stati Uniti hanno iniziato una serie di esercitazioni militari nel Mar Cinese meridionale. Sono le più imponenti da diversi anni – impegnando 6.656 soldati e 76 aerei da guerra americani e 5mila soldati e 13 aerei filippini – e sono segno che la tensione nella zona è destinata a salire ulteriormente.