24/04/2015, 00.00
FILIPPINE - CINA

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Mar Cinese meridionale: Manila accusa Pechino di "rapina a mano armata"

Nuovi scontri fra pescherecci filippini e imbarcazioni cinesi nelle acque contese. La guardia costiera cinese avrebbe sparato cannonate d’acqua contro un gruppo di pescatori filippini; in precedenza alcune navi cinesi hanno abbordato, minacciato con pistole e derubato due navi filippine del carico. Manila presenterà una protesa formale.

Manila (AsiaNews/Agenzie) - Il governo filippino accusa la guardia costiera cinese di aver derubato alcuni pescatori ad un punto di controllo, nel contesto di una serie di nuovi scontri avvenuti di recente fra Manila e Pechino nelle acque contese del mar Cinese meridionale. L’incidente sarebbe avvenuto l’11 aprile scorso, ma è emerso solo ieri in seguito a una protesta ufficiale degli alti funzionari filippini. Testimoni riferiscono che un gruppo di marinai cinesi, a bordo di tre imbarcazioni appartenenti alla guardia costiera, hanno abbordato due navi filippine nei pressi delle Scarborough Shoal, sequestrando tutto il pesce pescato sino a quel momento. 

In un caso i pescatori filippini “hanno ricevuto minacce” e sono stati sotto il tiro delle pistole, mentre “i cinesi prelevavano con la forza” il loro carico; ultimata l’operazione, i marinai cinesi avrebbero anche distrutto l’equipaggiamento e il materiale utilizzato per la pesca presente sulla navi battenti bandiera filippina. 

Le due navi oggetto del raid cinese erano parte di una flotta di 20 imbarcazioni, impegnate in attività di pesca attorno alle Scarborough Shoal, un’area ricca di pesce e all’interno della zona economica esclusiva delle Filippine. 

Una settimana più tardi tre navi della guardia costiera cinese hanno sparato cannonate d’acqua contro una nave da pesca filippina, ferendo almeno tre persone a bordo dell’imbarcazione e distruggendo le vetrate della nave. “È inaccettabile” sottolinea Asis Perez, responsabile del Dipartimento filippino per la pesca, perché “l’area è all’interno della nostra zona economica esclusiva”. Nessuno ha il diritto di fermarci, aggiunge, queste azioni violano “il diritto internazionale”. 

Il governo di Manila, per bocca del presidente Benigno Aquino, di recente si è detto preoccupato della crescente tensione nell’area, in seguito alle azioni che il governo cinese ha portato avanti negli ultimi mesi nelle acque oggetto della contesa. Il portavoce del ministero degli Esteri afferma che l’esecutivo presenterà una protesta formale. 

Gli isolotti che compongono le Scarborough si trovano a 220 km dalle coste dell’isola filippina di Luzon e a 650 km di distanza dalle coste cinesi dell’isola di Hainan. Pechino ha assunto il controllo dell’area nel 2012, in seguito a una serie di scontri fra la marina cinese e la controparte filippina. Da allora navi cinesi pattugliano l’area e attaccano le imbarcazioni straniere che entrano nelle acque contese, in particolare quelle filippine.

Intervenendo sugli scontri degli ultimi giorni il portavoce del ministero cinese degli Esteri ha affermato che i pescatori filippini “non avevano il permesso” del governo cinese di entrare nell’area e chiede a Manila di “rispettare la sovranità territoriale” della Cina. 

Da tempo Hanoi e Manila - che per prima ha promosso una vertenza internazionale al tribunale Onu, che non ha valore vincolante - manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale. Il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende le Spratly e le Paracel, isole contese da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori).

A sostenere i Paesi del Sud-Est asiatico vi sono anche gli Stati Uniti, che hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue" usata da Pechino per marcare il territorio, fino a comprenderne quasi l'80% dei 3,5 milioni di kmq. L'egemonia riveste un carattere strategico per lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un'area dell'Asia-Pacifico di elevato interesse economico e geopolitico.

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