Mar Cinese meridionale, governo e pescatori vietnamiti contro i divieti di Pechino
La Cina impedisce la pesca nei territori contesi. L'area soggetta al divieto si estende a 12 gradi di latitudine nord, fino al mare delle province meridionali cinesi del Fujian e del Guangdong. I pescherecci vietnamiti continuano a subire numerose aggressioni e intimidazioni.
Hanoi (AsiaNews) – Il divieto imposto da Pechino alla pesca nelle acque contese del Mar Cinese meridionale acuisce le tensioni diplomatiche con Hanoi e rischia di mettere in ginocchio l'industria ittica vietnamita. La Cina non intende ascoltare l'opposizione del governo del Vietnam al provvedimento, che anche quest'anno è in vigore tra il primo maggio ed il 16 agosto. Poiché viene ostacolato anche lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi e di gas, i danni provocati dal divieto unilaterale di Pechino si estendono anche al settore energetico.
L'area soggetta al divieto si estende a 12 gradi di latitudine nord, fino al mare delle province meridionali cinesi del Fujian e del Guangdong. Ne fanno parte: il Golfo del Tonchino, tra Vietnam e Cina; le Isole Paracel, contese da Hanoi, Pechino e Taiwan; le Isole Spratly, al centro di un contenzioso tra Vietnam, Cina, Malaysia, Filippine e Brunei; Scarborough Shoal, una formazione di scogli e rocce rivendicata da Manila, Pechino e Taipei. Sfruttando alcune ambiguità del diritto internazionale, Pechino reclama una fetta consistente di mare (quasi l'85% dei territori). Per garantirsi il controllo delle importanti rotte marittime che attraversano queste acque (più di un terzo del mercato globale), il governo cinese ha terminato la costruzione di sette isole artificiali, con impianti militari e fari per la navigazione.
Lê Thị Thu Hằng, portavoce del ministero degli Affari esteri di Hanoi, ha dichiarato: "Il Paese ha sufficienti basi legali e prove storiche per affermare la sua sovranità sulle isole Paracel e le Spratly, nonché diritti legali sulle acque del Vietnam, che sono stati determinati dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla legge del mare (Unclos) del 1982". Il governo vietnamita sottolinea anche che le "politiche per la conservazione delle risorse marittime" – con cui Pechino giustifica il divieto – devono essere applicate in accordo con la Convenzione.
Nel 2018, l'Asia Maritime Transparency Initiative (Amti) dello statunitense Center for Strategic and International Studies (Csis) ha pubblicato diversi studi scientifici. Dalle ricerche emerge che "centinaia di pescherecci para-militari cinesi hanno seriamente danneggiato o distrutto almeno 28 grandi barriere coralline nelle isole Paracel e nelle Spratly, appartenenti alla sovranità del Vietnam". Gli studi dimostrato anche che "i pescherecci cinesi hanno utilizzato diversi metodi di pesca distruttivi, come l'uso di esplosivi, veleno, reti a strascico e attrezzature per catturare tutti i tipi di pesci, anche quelli piccoli".
Inoltre, i pescherecci vietnamiti continuano a subire le numerose aggressioni e intimidazioni delle Tầu Lạ ["imbarcazioni sconosciute", navi della Marina cinese – ndr]. Lo scorso 11 giugno, l'Associazione ittica vietnamita ha chiesto al governo misure drastiche per prevenire saccheggi nel mare del Vietnam, proteggere le proprietà e la sicurezza dei pescatori vietnamiti e difendere la sovranità nazionale.
Lo scorso 18 marzo, un'imbarcazione bianca cinese ha attaccato il peschereccio del capitano Nguyễn Tấn Sơn, originario della provincia di Quảng Nam. L'imbarcazione era ancorata nelle acque di Tri Tôn, isola appartenente alle Paracel, quando è stata avvicinata da una canoa messa in acqua dal natante cinese. A bordo vi erano uomini armati con pistole e manganelli elettrici, che hanno abbordato il peschereccio. Saliti sul ponte, hanno malmenato il capitano. Uno dei cinque pescatori vietnamiti racconta: "I cinesi hanno usato coltelli per tagliare le nostre reti, distrutto l'attrezzatura e gettato il cibo in mare".
Alcuni esperti vietnamiti di pesca hanno dichiarato ai media locali che "finora più di 4mila pescherecci vietnamiti sono stati speronati o colpiti da molti tipi di navi cinesi". "Molte barche da pesca vietnamite – proseguono – sono state distrutte o danneggiate. Ma la cosa più disumana è che negli ultimi anni più di 2.300 pescatori vietnamiti sono stati uccisi. Vi sono casi in cui sono morti sotto i colpi di mitragliatrici; tanti sono ancora dispersi in mare".