Mar Cinese Meridionale: il Vietnam chiederà una “negoziazione” all'Asean
di Thanh Thuy
Pechino caccia i pescherecci vietnamiti e pare pronta a cercare i giacimenti di energia sottomarini. Tra qualche giorno inizia l’annuale incontro Asean sulla sicurezza. Hanoi e altri Paesi chiederanno di discutere i confini marittimi, prevista l’opposizione della Cina.
Hanoi (AsiaNews) – La Cina si prepara a iniziare i saggi per la ricerca di energia nel mare delle isole Spratly e prosegue nel cacciare via i pescherecci vietnamiti. Tra pochi giorni inizia l’annuale incontro sulla sicurezza dell’Associazione delle Nazioni dell’Asia del SudEst (Asean), che si prevede sarà dominata dalla disputa tra Cina e diversi Stati membri per le isole del Mar Cinese Meridionale.
Pescatori vietnamiti della provincia di Quang Ngai hanno denunciato che il 16 luglio, nei pressi delle Isole Spratly, “la nave cinese n.44861 ha minacciato con armi automatiche la nave da pesca vietnamita QNG-98868 TS. Una decina di marinai cinesi hanno pestato con violenza i pescatori vietnamiti, tenuti sotto la minaccia delle armi automatiche, e hanno portato via la loro pesca, circa una tonnellata di pesce”.
Fonti di stampa cinese hanno annunciato il prossimo arrivo nella zona della piattaforma semi-sottomarina “Ocean 981”, lunga 650 metri, alta 136 metri e della stazza di 30mila tonnellate, costata quasi un miliardo di dollari, progettata per la ricerca dei giacimenti di energia sotto il mare tra 1.500 e 3mila metri di profondità. Questa ricerca costituirebbe una presa di possesso della zona. Esperti stimano che nel Mar Cinese Meridionale ci siano giacimenti tra 35 e 50 miliardi di tonnellate di petrolio e gas, secondi per ricchezza solo alla regione del Golfo Persico.
Pechino da alcuni anni rivendica con decisione le zone delle Isole Spratly e Paracel, area che il Vietnam sfrutta per la pesca e in altro modo da oltre 10 secoli. La Cina ha mandato proprie navi a controllare la zona per la prima volta nel 1974. Allora le isole erano controllate dalla democratica Repubblica di Vietnam con capitale a Saigon, mentre Pechino aveva buone relazioni con lo Stato del Vietnam del Nord, Paese socialista con capitale Hanoi.
Il Vietnam ha chiesto che la questione della sovranità sulla zona sia discussa in sede internazionale e ha chiesto l’intervento degli Stati Uniti e dell’Asean per una soluzione “pacifica” e tramite negoziazioni della controversia e per garantire la navigazione di tutti nella regione. Sono in corso, dal 15 al 21 luglio, esercitazioni marittime militari congiunte di navi di Vietnam e Stati Uniti. Gli Usa hanno assicurato una collaborazione per “operazioni non armate” e di tenere nella zona vascelli per attività civili e sportive.
La Cina ha sempre rifiutato qualsiasi intervento di Paesi terzi e afferma che la questione va risolta con colloqui bilaterali. Peraltro non ha mai intavolato alcuna vera trattativa con il Vietnam, ma soltanto mandato le proprie navi nella zona. Ha anche chiesto agli Stati Uniti di “riconsiderare le attività progettate” con Hanoi. Al contrario il Vietnam prevede di aumentare i rapporti commerciali e di altro tipo con Washington.
In questo clima, Hanoi spera che la riunione Asean che inizierà tra pochi giorni a Bali possa favorire una soluzione diplomatica. All’incontro partecipano, oltre ai Paesi Asean (Vietnam, Filippine, Indonesia, Cambogia, Thailandia, Malaysia, Singapore, Brunei, Laos e Myanmar), anche Cina, Stati Uniti, Giappone, Australia e altri Paesi. Queste riunioni sono diventate, di fatto, il massimo consesso per discutere le questioni della regione. Ma esperti prevedono che la Cina rifiuterà come indebito qualsiasi confronto internazionale sui territori marittimi, che da sempre ritiene problema inerente la sicurezza nazionale.
Anche il Giappone ha dispute territoriali marittime con Pechino. Satoru Satoh, portavoce del ministero giapponese degli Esteri ha auspicato di recente “una discussione costruttiva” a Bali sul Mar Cinese Meridionale, ritenuto “questione di interesse comune per la comunità internazionale”.
Pescatori vietnamiti della provincia di Quang Ngai hanno denunciato che il 16 luglio, nei pressi delle Isole Spratly, “la nave cinese n.44861 ha minacciato con armi automatiche la nave da pesca vietnamita QNG-98868 TS. Una decina di marinai cinesi hanno pestato con violenza i pescatori vietnamiti, tenuti sotto la minaccia delle armi automatiche, e hanno portato via la loro pesca, circa una tonnellata di pesce”.
Fonti di stampa cinese hanno annunciato il prossimo arrivo nella zona della piattaforma semi-sottomarina “Ocean 981”, lunga 650 metri, alta 136 metri e della stazza di 30mila tonnellate, costata quasi un miliardo di dollari, progettata per la ricerca dei giacimenti di energia sotto il mare tra 1.500 e 3mila metri di profondità. Questa ricerca costituirebbe una presa di possesso della zona. Esperti stimano che nel Mar Cinese Meridionale ci siano giacimenti tra 35 e 50 miliardi di tonnellate di petrolio e gas, secondi per ricchezza solo alla regione del Golfo Persico.
Pechino da alcuni anni rivendica con decisione le zone delle Isole Spratly e Paracel, area che il Vietnam sfrutta per la pesca e in altro modo da oltre 10 secoli. La Cina ha mandato proprie navi a controllare la zona per la prima volta nel 1974. Allora le isole erano controllate dalla democratica Repubblica di Vietnam con capitale a Saigon, mentre Pechino aveva buone relazioni con lo Stato del Vietnam del Nord, Paese socialista con capitale Hanoi.
Il Vietnam ha chiesto che la questione della sovranità sulla zona sia discussa in sede internazionale e ha chiesto l’intervento degli Stati Uniti e dell’Asean per una soluzione “pacifica” e tramite negoziazioni della controversia e per garantire la navigazione di tutti nella regione. Sono in corso, dal 15 al 21 luglio, esercitazioni marittime militari congiunte di navi di Vietnam e Stati Uniti. Gli Usa hanno assicurato una collaborazione per “operazioni non armate” e di tenere nella zona vascelli per attività civili e sportive.
La Cina ha sempre rifiutato qualsiasi intervento di Paesi terzi e afferma che la questione va risolta con colloqui bilaterali. Peraltro non ha mai intavolato alcuna vera trattativa con il Vietnam, ma soltanto mandato le proprie navi nella zona. Ha anche chiesto agli Stati Uniti di “riconsiderare le attività progettate” con Hanoi. Al contrario il Vietnam prevede di aumentare i rapporti commerciali e di altro tipo con Washington.
In questo clima, Hanoi spera che la riunione Asean che inizierà tra pochi giorni a Bali possa favorire una soluzione diplomatica. All’incontro partecipano, oltre ai Paesi Asean (Vietnam, Filippine, Indonesia, Cambogia, Thailandia, Malaysia, Singapore, Brunei, Laos e Myanmar), anche Cina, Stati Uniti, Giappone, Australia e altri Paesi. Queste riunioni sono diventate, di fatto, il massimo consesso per discutere le questioni della regione. Ma esperti prevedono che la Cina rifiuterà come indebito qualsiasi confronto internazionale sui territori marittimi, che da sempre ritiene problema inerente la sicurezza nazionale.
Anche il Giappone ha dispute territoriali marittime con Pechino. Satoru Satoh, portavoce del ministero giapponese degli Esteri ha auspicato di recente “una discussione costruttiva” a Bali sul Mar Cinese Meridionale, ritenuto “questione di interesse comune per la comunità internazionale”.
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