Maoisti contro polizia. Scontri e arresti al tempio indù di Pashupati
di Kalpit Parajuli
Oltre 2mila manifestanti protestano contro la decisione di affidare la cura del luogo di culto a monaci di origine indiana. Il leader della contestazione: “Il governo ha insultato i nepalesi”. Le autorità: non torniamo indietro, la nomina rispetta una tradizione centenaria.
Kathmandu (AsiaNews) - Scontri e arresti tra maoisti e polizia a Deopatan, a tre chilometri da Kathmandu, attorno al tempio indù di Pashupati. I manifestanti protestano per la decisione del governo di affidare la cura del luogo di culto a religiosi di origine indiana e non nepalese.
Il 2 settembre i due monaci prescelti hanno iniziato il periodo di apprendistato per assumere l’incarico. Il giorno successivo gli attivisti dello Unified Communist Party of Nepal-Maoist (UCPN-M) hanno costituito un comitato di protesta e sono scesi in piazza contro il governo e le autorità del Pashupatinath Area Development Trust (Padt).
Circa 2mila manifestanti circondano ancora il tempio e le strade limitrofe. Dopo aver bloccato il traffico e compiuto atti di vandalismo, nella giornata di ieri si sono scontrati con la polizia intervenuta per riportare l’ordine. Gli arrestati sono almeno 20.
Parmananda Shakya, coordinatore dei manifestanti, afferma che “il governo ha insultato i nepalesi con la nomina dei monaci indiani” e assicura che “il Comitato di protesta non si fermerà sino a che le autorità non torneranno sui loro passi”. Il Padt ha già dichiarato che non revocherà la decisione, presa nel rispetto della tradizione centenaria del luogo di culto.
Il tempio indù di Pashupati, dedicato a Shiva “signore del bestiame”, è gestito sin dal 1904 da monaci di origine indiana. Già all’inizio dell’anno era stato al centro di scontri e proteste (Cfr AsiaNews, 02/01/2009, “Scontri tra monaci indù e polizia al tempio di Pashupati”). Allora, a scatenare i disordini, era stata al decisione del governo guidato dal leader maoista Prachanda che aveva destituito i monaci di origine indiana per sostituirli con altri di origine nepalese.
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