21/08/2006, 00.00
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Manipur, bomba al tempio di Krishna: la condanna della comunità cristiana

di Prakash Dubey

L'ordigno ha ucciso cinque fedeli in preghiera e feriti altri 40. Condanna unanime e sit-in di protesta con esponenti di tutte le religioni. Ignoti gli autori.

Siliguri (AsiaNews) – La granata che ha ucciso cinque fedeli indù e ne ha feriti altri 40 in preghiera dentro il tempio di Krishna nel Manipur "è il simbolo concreto dell'odio cieco, un attacco violento ai valori condivisi dell'amore e della conivevenza e va condannato senza riserve da chiunque ami la pace".

Con queste parole i leader cristiani dello Stato nordorientale commentano ad AsiaNews l'attacco avvenuto il 16 agosto scorso contro la comunità indù, riunita in preghiera nel tempio della Società internazionale per la consapevolezza di Krishna, a cui i devoti accendevano speciali lampade votive.

"E' un gesto compiuto da vigliacchi che non hanno senso dell'umanità – afferma Kungsong Wangbe, pastore della chiesa avventista locale – e deve essere condannato senza appello. Siamo molto colpiti e preghiamo affinché questa violenza senza senso si fermi il prima possibile".

"La logica che incita alla violenza ed all'omicidio di innocenti in preghiera – aggiunge John Shimray, attivista sociale cattolico – va al di là di ogni comprensione. Chi la mette in pratica vuole solo far esplodere la violenza fra le religioni, ma questo non deve essere permesso. Tutti noi dobbiamo condannare questo culto dell'odio e non cascare nella trappola".

Shimray sottolinea come "i sette Stati nordorientali dell'India sono nel pieno di una spirale di violenza. Chi la mette in pratica può forse giustificarla con motivazioni politiche, ma non certo religiose. Nessun dio perdona chi sparge il sangue di innocenti".

Manu Das, sacerdote indù che lavora nel tempio colpito, dice: "Siamo grati a tutti coloro che ci hanno espresso la loro solidarietà in questo momento e si sono uniti a noi nel sit-in di protesta contro questa diabolica operazione".

L'identità o le motivazioni degli autori sono ancora ignote, ma la polizia indaga soprattutto nell'ambito delle organizzazioni che operano per l'indipendenza del Manipur dall'India. Lo Stato, che ha circa due milioni di abitanti, conta 19 organizzazioni di separatisti.

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