Manila: chi sono i candidati alle elezioni presidenziali
All'appello manca la figlia del presidente Sara Duterte, ma c'è tempo fino al 15 novembre per una sostituzione. Leni Robredo è l'unica candidata a rappresentare una vera opposizione. Anche il figlio del dittarore Marcos correrà per il Palazzo di Malacañan. Gli esperti: la campagna si concentrerà sugli effetti della pandemia; le Filippine sono ancora il secondo Paese nel sud-est asiatico per nuovi casi.
Manila (AsiaNews/Agenzie) - Ieri nelle Filippine si sono chiuse le candidature per le elezioni presidenziali previste a maggio dell’anno prossimo. All’appello manca Sara Duterte, figlia dell’attuale presidente filippino. Ma la sindaca di Davao potrebbe avere ancora una possibilità: in base alle regole stabilite dalla Commissione per le elezioni, un candidato può essere sostituito da un membro dello stesso partito fino al 15 novembre.
Ieri il senatore Ronald "Bato" dela Rosa ha deposto il proprio certificato di candidatura e i giornalisti gli hanno chiesto se lascerà il posto a Duterte figlia: “Tanto meglio”, ha risposto il senatore. “Ma questa è una decisione del partito. Non è una mia decisione personale. Se fossi io a dover decidere, se me lo permetteranno, mi candiderò alla presidenza”.
Sara Duterte non sembra convinta di voler rappresentare il Partido Demokratiko Pilipino-Lakas ng Bayan (Pdp-Laban) alle prossime elezioni presidenziali, visto che ha ribadito più volte di aver già deposto la candidatura per un terzo e ultimo mandato a sindaco di Davao.
Dela Rosa, un ex ufficiale di polizia che è stato a capo della spietata “guerra alla droga” voluta dall’attuale governo, correrà con il senatore Christopher “Bong” Go come vice, anche se inizialmente Go aveva annunciato la propria candidatura a presidente per permettere a Duterte padre di restare ai vertici della politica filippina come secondo in capo. Tutto questo prima che Duterte annunciasse a sorpresa di voler lasciare la politica alla fine del suo mandato.
Formalmente all’interno del Pdp-Laban, ma candidatosi con il Promdi, l’ex pugile Manny Pacquiao era stato tra i primi ad annunciare che si sarebbe candidato alla corsa per il Palazzo di Malacañan, la residenza presidenziale.
Negli ultimi giorni si sono aggiunti altri nomi illustri della politica filippina: Francisco “Isko Moreno” Domagaso, sindaco della capitale Manila; Leni Robredo, la attuale vicepresidente; e Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr., figlio del dittatore che ha governato il Paese dal 1965. Durante la dittatura migliaia di filippini sono stati torturati e uccisi. Per gli osservatori questa potrebbe essere un’opportunità per Marcos di ripulire il nome della propria famiglia, che, dopo aver rubato 10 miliardi dalle casse dello Stato, nel 1986 è fuggita alle Hawaii. Alcuni hanno notato che sui social sono cominciate a circolare diverse fake news riguardo il periodo della dittatura, un segnale di preoccupazione vista la campagna di disinformazione portata avanti da Duterte nel 2016 e grazie alla quale è riuscito a essere eletto.
Robredo, leader dell’opposizione che alla fine si è candidata in maniera indipendente dopo aver tentato di formare un’unione con gli altri candidati, negli ultimi anni è spesso entrata in conflitto con l'attuale presidente non solo per le politiche ma anche per il comportamento personale di Duterte. Secondo l’analista Victor Andreas Manhit, capo del think tank Stratbase ADR Institute, l’avvocatessa si presenta come unica vera alternativa a Duterte, mentre gli altri candidati lotteranno per i voti centristi "che non sono né pro-Duterte né pro-opposizione".
Isko Moreno si è posto in continuità con le attuali politiche del presidente, affermando di voler continuare la “guerra alla droga”, ma senza le uccisioni. Anche Panfilo Lacson, anch'egli ex capo della polizia, si è posto sulla stessa lunghezza d'onda, dicendo di voler combattere la corruzione, il crimine e le droghe, ma promettendo di fare le cose "in modo diverso".
Secondo gli esperti, la campagna elettorale verterà in realtà soprattutto sulla gestione degli effetti della pandemia da Covid-19. Le Filippine continuano a essere il secondo Paese per numero di nuovi casi nel sud-est asiatico e solo il 22% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. Da marzo 2020 nel Paese si sono susseguiti diversi lockdown che hanno rallentato le attività economiche.
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