Manila sotto accusa: solo silenzio e impunità sugli omicidi di giornalisti
Da quando la Arroyo è al potere, nel 2001, sono stati almeno 705 gli omicidi "politici" (di cui oltre 30 giornalisti). Ma il governo parla di semplici assassini e molti dei casi non sono neppure oggetto di indagine. La denuncia internazionale da attivisti per i diritti umani e operatori della comunicazione.
Manila (AsiaNews/Scmp) Il presidente delle Filippine Gloria Macapagal Arroyo ha dato 10 settimane di tempo agli organi inquirenti per far luce sull'ondata di omicidi che dal 2001 hanno colpito oltre 700 attivisti politici e giornalisti. La decisione arriva dopo l'assassinio, il 31 luglio, di due attivisti di sinistra e di un fotoreporter. "Do al massimo 10 settimane al Dipartimento della giustizia e alla Polizia ha detto la Arroyo il 1 agosto per arrestare i sospetti della morte di almeno 10 giornalisti e attivisti di sinistra". Ma le intenzioni della presidente non convincono attivisti per i diritti umani e famigliari delle vittime.
Da quando la Arroyo ha preso il potere, nel gennaio 2001, ci sono stati 705 omicidi "politici", secondo quanto sostiene il Batasan 6. Il gruppo di 6 deputati progressisti, accusati di ribellione, ha passato il documento a Hong Kong dove una missione di giornalisti e attivisti si è prefissa di trovare i legami tra il governo Arroyo e la spirale di abusi dei diritti umani nel Paese. Alcuni rappresentanti della missione hanno incontrato il generale Avelino Razon Jnr (vice capo dell'Amministrazione e dal 13 maggio anche a capo di Usig, corpo speciale che indaga sugli omicidi politici). Incalzato dalle domande in sala, il generale ha negato che nelle Filippine avvengano omicidi extra giudiziari, ma solo semplici assassini. Sull'omicidio di Predencio Melendrez, il fotoreporter ucciso il 31 luglio a Manila, il gen, Razon ha risposto che si tratterebbe di una vendetta "collegata a fatti di droga".
Michael Anthony, membro di una Ong svizzera per la tutela dei diritti, ha contestato al gen. Razon che molti di questi omicidi "non risultano nemmeno oggetto di indagini". L'Unione nazionale dei giornalisti filippini, invece, condanna il governo "per lo scarso interesse [nelle indagini sugli omicidi], perché chiude gli occhi, perché non cerca i mandanti, per essere responsabile di questa cultura dell'impunità".
Nel dialogo con il gen. Razon, Purificacion Quisumbing, membro della presidente della Commissione filippina per i diritti umani, ha fatto notare che "nessun colpevole è stato arrestato o portato a giudizio". La situazione è difficile anche per i familiari delle vittime che collaborano con la delegazione: alcuni di loro hanno riferito di minacce e molti hanno abbandonato la loro casa per paura di rappresaglie.
13/08/2004
08/10/2021 12:15