Manila, sequestrata in carcere l'ex senatrice che denunciava la violenza di Duterte
Per alcune ore Leila de Lima è stata tenuta in ostaggio da un miliziano islamista che tentava la fuga dal penitenziario interno alla sede della polizia di Manila. Illesa ma sotto shock l'esponente politica finita dietro le sbarre nel 2017 con accuse di narcotraffico che ha sempre denunciato essere state costruite contro di lei. Il gruppo dei Parlamentari Asean per i diritti umani: "Non dovrebbe essere in carcere circondata da criminali e terroristi".
Manila (AsiaNews) - L’ex senatrice ed ex ministro della Giustizia filippino Leila de Lima - in detenzione da cinque anni nel carcere interno a Camp Crame, sede nazionale della polizia filippina a Manila - è rimasta ieri per un paio d’ore nella mani di un detenuto per terrorismo ritenuto appartenente al gruppo islamista Dawlah Islamiya che, dopo che i due compagni erano stati uccisi dalle guardie durante un tentativo di fuga con l’accoltellamento di un poliziotto ferito ma oggi fuori pericolo, è entrato nella cella di Leila de Lima prendendola in ostaggio mentre stava recitando il Rosario. Il sequestratore è stato ucciso da un colpo di mano della polizia mentre la donna in ostaggio, bendata e con i piedi legati, è stata liberata indenne.
Come dichiarato dal capo della polizia, generale Rodolfo Azurin alla stazione radiofonica DZBB, Leila de Lima sarebbe stata “identificata come copertura ideale. La loro intenzione era davvero quella di fuggire”, ma non sarebbe stata lei l’obiettivo originale dell’aggressione.
L’ex senatrice, 63enne, è molto nota nel suo Paese e all’estero per l’impegno ultradecennale per contrastare le iniziative repressive e illegali dell’ex presidente Duterte nelle cariche pubbliche precedenti la sua vittoria nelle presidenziali del 9 maggio 2016. Eletta al Senato nella stessa tornata elettorale, è rimasta una spina nel fianco per il presidente. Nel febbraio 2017 è stata indagata dalla polizia per il reato di traffico di droga e imprigionata, come altri esponenti dell’opposizione, a Camp Crame. Da allora ha subito una vicenda giudiziaria non ancora conclusa, continuando a contestare le scelte più discutibili di Duterte e terminando anche lei il mandato il 30 giugno scorso.
Leila de Lima non ha rinunciato a essere presente all’udienza di oggi nel tribunale di Montinlupa nel processo in corso contro di lei e ha segnalato che sta cercando di riprendersi sia fisicamente che emotivamente dal sequestro di ieri mattina.
Il suo avvocato ha confermato oggi le buone condizioni di salute della sua assistita e il presidente in carica, Ferdinand Marcos Jr, ha sollecitato misure che impediscano il ripetersi dei fatti di ieri e indicato che se lo desiderasse la prigioniera potrebbe essere trasferita altrove.
Il sequestro, per quanto finito positivamente, ha sollevato preoccupazione. Il presidente del gruppo dei Parlamentari Asean per i diritti umani, il deputato malaysiano Charles Santiago, ha così commentato l’accaduto: “Non possiamo sbagliarci: l’ex senatrice Leila de Lima non dovrebbe essere in carcere, circondata da criminali e terroristi. Ribadiamo la nostra posizione: le accuse nei suoi confronti sono state chiaramente costruite come mostrato recentemente dalle ritrattazioni di tre testimoni chiave. De Lima è stata imprigionata per una sola ragione: per avere avviato un’indagine del Senato sulla criminale guerra alla droga lanciata dall’ex presidente Rodrigo Duterte con quello che equivale a un atto di vendetta personale di Duterte che non ha alcuna parvenza di giustizia”.
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