Manila, cresce la disoccupazione alimentata anche dal rientro dei migranti
Secondo gli ultimi dati dell'ufficio di statistica il dato ufficiale dei senza lavoro e "sottoccupati" è ormai al 20% della popolazione. L'incertezza politica del Paese e le conseguenze del conflitto in Ucraina aggravano la situazione, mentre la crisi fa impennare i ritorni in patria anche da Macao, dalla Thailandia e dal Vietnam.
Manila (AsiaNews) - I nuovi dati diffusi dall’Autorità statistica delle Filippine mostrano un incremento della disoccupazione, passata da 2,93 milioni di potenziali lavoratori oltre i 15 anni d’età a gennaio, a 3,3 milioni il mese successivo. Un dato significativo per quanto apparentemente limitato ma che conferma una tendenza di crescita che ha portato al dato attuale dal 2,24 % del 2019 e al 6,4% sulla popolazione attiva.
A quest’area “di disagio” vanno aggiunti tutti coloro che - occupati a tempo parziale o in attività precarie - cercano oggi una soluzione più remunerativa o più stabile. Quanti ricadono nella classificazione di underemployed (sottoccupati) hanno raggiunto a febbraio 6,38 milioni, ovvero il 14% della popolazione in età produttiva. Con i disoccupati, complessivamente l’area della sofferenza lavorativa conta oltre il 20% del totale. Significativo l’incremento (dal 60,5 al 63,8% nello stesso periodo) di chi tra i disoccupati è attivamente impegnato nella ricerca di una occupazione, approfittando anche di una graduale riapertura delle attività economiche per l’allentarsi della pandemia.
Difficile immaginare che le conseguenze del conflitto in Ucraina, che vanno gradualmente toccando sul piano economico anche il Sud-Est asiatico, possano migliorare la situazione. Inoltre, l’incertezza politica in vista delle elezioni presidenziali e per un gran numero di cariche a ogni livello politico- amministrativo a maggio rischia di accentuare la realtà e la percezione della crisi.
Un ruolo lo giocano anche le difficoltà di molti lavoratori migranti, complessivamente il 10% circa dei 110 milioni di filippini, coinvolti in situazioni impreviste e che in molte aree del mondo impattano negativamente sul loro lavoro, sui loro diritti e sulle vite proprie e dei familiari rimasti nelle Filippine. Una segnalazione, limitata ma significativa, riguarda, ad esempio, Macao, Thailandia e Vietnam, da cui nei giorni scorsi sono rientrati in patria circa centinaia di filippini, (mille solo da Bangkok). Ultimi tra i tanti costretti al ritorno nell’ultimo biennio perché rimasti senza lavoro o stremati dalle privazioni o dalla malattia (almeno tre i deceduti rimpatriati da Macao). Molti restano ancora nei Paesi di destinazione, senza un lavoro e spesso al limite della sopravvivenza.