Manama condanna 138 attivisti sciiti per (presunti) legami con i Pasdaran
Solo uno di loro ha potuto mantenere la cittadinanza. Almeno 111 persone erano già in carcere, altre 58 sono state processate in contumacia. Dal 2012 Manama ha revocato la nazionalità a 990 persone, di cui 180 solo quest’anno. Attivisti e ong pro diritti umani parlano di “denaturalizzazione arbitraria di massa”.
Manama (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale del Bahrain ha condannato ieri pomeriggio al carcere 138 persone, revocandone al contempo (tranne uno) la cittadinanza. Secondo quanto ha riferito il pubblico ministeri, gli imputati erano accusati di aver complottato per creare un gruppo “terrorista” legato ai Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione in Iran.
Secondo quanto ha riferito il pubblico ministero Ahmad al-Hammadi, i giudici hanno comminato pene che variano da tre anni fino all’ergastolo per aver cercato di “dar vita a una versione locale di Hezbollah”, i miliziani sciiti libanesi legati a Teheran. Alcuni fra gli imputati avrebbero ricevuto addestramento militare in Libano, Iran e Iraq.
Solo uno dei 138 attivisti alla sbarra ha potuto mantenere la cittadinanza. Infine, altre 30 persone sono state prosciolte da ogni accusa. Una fonte inquirente rivela che tutti gli imputati appartengono alla comunità sciita, da tempo nel mirino della monarchia sunnita che detiene il potere in Bahrain.
Almeno 111 persone erano già in carcere, mentre altre 58 sono state processate in contumacia.
Dal 2012 Manama ha revocato la nazionalità a 990 persone, di cui 180 solo quest’anno. Attivisti pro diritti umani e ong internazionali hanno condannato la decisione del tribunale, sottolineando che essa “equivale a una denaturalizzazione arbitraria di massa”. Come pena accessoria, il tribunale ha condannato 96 imputati a pagare una somma pari a 100mila dinari (265mila dollari) ciascuno.
Il Bahrain è una monarchia del Golfo retta da una dinastia sunnita in un Paese in cui la maggioranza della popolazione (almeno il 60-70%) è sciita e da tempo chiede cambiamenti costituzionali e diritti sociali ed economici. Nel 2011 sulla scia delle primavere arabe, vi sono state sommosse che il re - alleato di Washington e sostenuto da Riyadh - ha sconfitto con truppe inviate dall’Arabia Saudita.
Negli ultimi anni le autorità hanno arrestato e condannato attivisti e leader religiosi sciiti e sospeso le attività di Al-Wefaq, principale gruppo sciita di opposizione. L’accusa è di “terrorismo, estremismo e violenza” oltre che legami con una potenza straniera (leggi Iran). In questo contesto, a fine gennaio la Corte suprema - massimo organismo giudicante - ha confermato con sentenza definitiva la condanna all’ergastolo per il leader dell’opposizione sciita Sheikh Ali Salman.