Malaysiani insoddisfatti del governo, la politica usa la religione a fini elettorali
Per p. Andrew Lawrence sj non vi sono evidenti tensioni interreligiose nel Paese, ma un sentimento di “insoddisfazione” verso la classe dirigente. Resta il pericolo di un utilizzo strumentale della fede, per conquistare consensi nell’elettorato musulmano radicale. Il malcontento, avverte il sacerdote, tocca aspetti “che interessano tutti”.
Kuala Lumpur (AsiaNews) –Vi è una diffusa “insoddisfazione” fra i cittadini nei riguardi della classe dirigente per come ha governato la nazione negli ultimi anni; questo malcontento “non è legato direttamente alla religione”, ma è frutto di “aspetti quotidiani che interessano tutti”. È quanto spiega ad AsiaNews p. Andrew Lawrence Sj., sacerdote ed ex direttore del giornale cattolico Herald Malaysia, secondo cui “non si registrano particolari tensioni” fra cristiani e musulmani nel Paese. Tuttavia, alcuni osservatori spiegano che la religione potrebbe essere strumentalizzata “a fini politici” nelle prossime elezioni generali, per guadagnare consensi nell’ala estremista malaysiana.
In origine la 13ma Elezione generale in Malaysia era prevista nel 2013, ma la tornata elettorale potrebbe essere anticipata – manca ancora la conferma ufficiale – ai mesi di ottobre o novembre di quest’anno. La contesa politica, avvertono gli analisti, potrebbe dare fondo alla retorica anti-cristiana e a un uso della religione in chiave politico-elettorale. Alcuni movimenti filo-islamici chiedono che venga punito il proselitismo cristiano, mentre gruppi estremisti compiono raid contro luoghi di culto appartenenti alle minoranze. L’ultimo caso è avvenuto a inizio agosto, quando fondamentalisti musulmani hanno assaltato una chiesa domestica evangelica perché “erano in corso conversioni di fedeli dall’islam al cristianesimo”.
P. Lawrence spiega che al momento non si registrano particolari tensioni, ma restano da capire gli sviluppi nelle prossime settimane. “Vi è un sentimento diffuso di malcontento – sottolinea il sacerdote e giornalista – sulle modalità in cui è stata governata la nazione. Ma tutto questo non è legato direttamente alla sfera religiosa, quanto piuttosto ai problemi di ogni giorno che la gente deve affrontare”. La scelta di favorire l’etnia malay, maggioranza nel Paese, ha creato malumori fra gli altri gruppi di minoranza; un malcontento che ha investito in particolare il Fronte nazionale e la coalizione di governo.
A creare scontento è la percezione diffusa di “corruzione a tutti i livelli, dai vertici fino alle cariche più basse” ed è per questo che “le persone, in generale, non sono soddisfatte”. Gli scontri e i piccoli conflitti sono infatti frutto di questa situazione generale, anche se permangono alcuni aspetti che testimoniano violazioni alla libertà religiosa. I casi di conversione dall’islam al cristianesimo sono limitati, ma possono sfociare in persecuzione verso gli apostati “come accaduto a Lina Joy, che ha dovuto fuggire all’estero” per vivere la fede in totale libertà. Inoltre i musulmani non fanno distinzione fra i cristiani e non vi sono differenze fra cattolici e protestanti.
Tuttavia, come denunciato in altre nazioni, fra cui il Pakistan, i protestanti assumono un atteggiamento che a volte risulta “provocatorio” agli occhi dei musulmani. Per questo è auspicabile tanto una piena libertà religiosa – p. Lawrence si è battuto a lungo per l’uso della parola “Allah” fra i cristiani malay – quanto un comportamento che non scateni reazioni violente dei musulmani. (DS)
In origine la 13ma Elezione generale in Malaysia era prevista nel 2013, ma la tornata elettorale potrebbe essere anticipata – manca ancora la conferma ufficiale – ai mesi di ottobre o novembre di quest’anno. La contesa politica, avvertono gli analisti, potrebbe dare fondo alla retorica anti-cristiana e a un uso della religione in chiave politico-elettorale. Alcuni movimenti filo-islamici chiedono che venga punito il proselitismo cristiano, mentre gruppi estremisti compiono raid contro luoghi di culto appartenenti alle minoranze. L’ultimo caso è avvenuto a inizio agosto, quando fondamentalisti musulmani hanno assaltato una chiesa domestica evangelica perché “erano in corso conversioni di fedeli dall’islam al cristianesimo”.
P. Lawrence spiega che al momento non si registrano particolari tensioni, ma restano da capire gli sviluppi nelle prossime settimane. “Vi è un sentimento diffuso di malcontento – sottolinea il sacerdote e giornalista – sulle modalità in cui è stata governata la nazione. Ma tutto questo non è legato direttamente alla sfera religiosa, quanto piuttosto ai problemi di ogni giorno che la gente deve affrontare”. La scelta di favorire l’etnia malay, maggioranza nel Paese, ha creato malumori fra gli altri gruppi di minoranza; un malcontento che ha investito in particolare il Fronte nazionale e la coalizione di governo.
A creare scontento è la percezione diffusa di “corruzione a tutti i livelli, dai vertici fino alle cariche più basse” ed è per questo che “le persone, in generale, non sono soddisfatte”. Gli scontri e i piccoli conflitti sono infatti frutto di questa situazione generale, anche se permangono alcuni aspetti che testimoniano violazioni alla libertà religiosa. I casi di conversione dall’islam al cristianesimo sono limitati, ma possono sfociare in persecuzione verso gli apostati “come accaduto a Lina Joy, che ha dovuto fuggire all’estero” per vivere la fede in totale libertà. Inoltre i musulmani non fanno distinzione fra i cristiani e non vi sono differenze fra cattolici e protestanti.
Tuttavia, come denunciato in altre nazioni, fra cui il Pakistan, i protestanti assumono un atteggiamento che a volte risulta “provocatorio” agli occhi dei musulmani. Per questo è auspicabile tanto una piena libertà religiosa – p. Lawrence si è battuto a lungo per l’uso della parola “Allah” fra i cristiani malay – quanto un comportamento che non scateni reazioni violente dei musulmani. (DS)
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