13/01/2025, 15.05
PAKISTAN
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Malala a Islamabad: 'Apartheid di genere dai talebani afghani'

La premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai ha denunciato le pratiche dell'Afghanistan nei confronti delle donne durante la Conferenza internazionale sull'istruzione delle ragazze nelle comunità musulmane ospitata dal Pakistan. Alla fine del summit è stata firmata una dichiarazione in 17 punti in difesa dell'istruzione femminile.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Malala Yousafzai ha esortato i leader dei Paesi a maggioranza musulmana a delegittimare il governo talebano in Afghanistan e a contrastare e sfidare le politiche repressive imposte alle donne e alle ragazze. Non c’è “nulla di islamico” nel divieto all’istruzione, ha dichiarato ieri il premio Nobel per la Pace durante la Conferenza internazionale sull'istruzione delle ragazze nelle comunità musulmane ospitata dal Pakistan.

Malala, che oggi ha 27 anni, nel 2012 fu vittima di un attacco dei talebani pakistani, che la presero di mira per suoi discorsi a favore dell’istruzione femminile. Da allora vive nel Regno Unito ed è tornata poche volte nel suo Paese d’origine.

Durante la conferenza di ieri, allestita dall'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), dal governo pakistano e dalla Lega musulmana mondiale, Malala ha ribadito che il governo talebano ha creato “un sistema di apartheid di genere”, punendo “le donne e le ragazze che osano infrangere le loro leggi repressive picchiandole, arrestandole e facendo loro del male”. I talebani, ha aggiunto, mascherano “i loro crimini con giustificazioni culturali e religiose", ma in realtà vanno “contro tutto ciò che la nostra fede rappresenta”.

Da quando i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan, ad agosto 2021, i gruppi armati del Pakistan, formalmente separati ma che con i “cugini” afghani condividono l’ideologia, hanno aumentato il numero di attentati e di azioni violente, con l’obiettivo di ricreare anche in Pakistan un Emirato islamico. 

Malala Yousafzai ha ricordato che i talebani non hanno rispettato le dichiarazioni iniziali di ammettere a scuola anche le ragazze dopo aver stabilito un curriculum “islamico”. Al contrario, il mese scorso alle donne è stata vietata anche la formazione nelle professioni sanitarie (l'unica strada che era rimasta alle ragazze per perseguire studi universitari), con l’obiettivo di “eliminare le donne e le ragazze da ogni aspetto della vita pubblica e cancellarle dalla società”, ha continuato la premio Nobel.

Nel suo discorso Malala ha ricordato che anche in Pakistan 12,5 milioni di ragazze non vanno a scuola: “C’è ancora un’enorme mole di lavoro da fare affinché ogni ragazza pakistana possa avere accesso all’istruzione”, ha detto la 27enne, che ha denunciato anche le atrocità israeliane compiute a Gaza: “Israele ha decimato l’intero sistema educativo. Hanno bombardato tutte le università, distrutto il 90% delle scuole e attaccato indiscriminatamente i civili che si rifugiavano negli edifici scolastici.”

La conferenza si è conclusa con la “Dichiarazione di Islamabad” composta di 17 punti, in cui l'istruzione delle ragazze viene considerata non solo un "obbligo religioso", ma anche un'esigenza sociale: “Si tratta di un diritto fondamentale tutelato dalle leggi divine, imposto dagli insegnamenti islamici, rafforzato dalle carte internazionali e ben stabilito dalle costituzioni nazionali”, si legge nella dichiarazione, che al contrario condanna le “ideologie estremiste, le fatwa e le opinioni radicate in norme e modelli culturali” contrari all’istruzione femminile. “Tali azioni rappresentano un grave abuso dei principi religiosi per legittimare politiche di privazione ed esclusione”, prosegue il documento.

La dichiarazione afferma che chiunque rifiuti o si opponga ai principi religiosi islamici sull'istruzione deve essere disconosciuto: “È essenziale sconfessare la loro ideologia, sia che si tratti di un individuo, di un'istituzione o di un'entità pubblica o privata”. E continua: “È ora di porre fine al travisamento dell'Islam e alla violazione dei diritti delle donne”, e si invita a diffondere questo messaggio attraverso le lezioni religiose nelle madrase e nei sermoni del venerdì.

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