Maharashtra, 38 contadini si tolgono la vita in meno di un mese
Mumbai (AsiaNews) - "Decine di contadini che si tolgono la vita è un fatto straziante, che purtroppo avviene con allarmante regolarità. Non dobbiamo lasciarli soli". Così mons. Thomas Dabre, vescovo dell'arcidiocesi di Pune, commenta ad AsiaNews l'ondata i suicidi che da tre settimane colpisce lo Stato del Maharashtra. Almeno 38 agricoltori si sono già uccisi, di cui nove negli ultimi tre giorni. Dietro questo fenomeno sembra ci siano problemi economici, forse legati a una violenta e improvvisa grandinata avvenuta il 22 febbraio scorso in tutto lo Stato, che ha distrutto molte coltivazioni.
Il Relief and Rehabilitation Department ha commissionato un'indagine "per capire se i suicidi siano stati causati da indebitamenti legati a questa calamità o da altre ragioni. Tuttavia, è un fatto che tutti i decessi siano avvenuti dopo la grandinata". La maggior parte dei suicidi è avvenuta nelle regioni di Vidarbha e Marathawada.
Il cataclisma ha colpito 28 distretti su 35, distruggendo oltre 1,9 milioni di ettari di terreno. Campi di grano, sorgo e canna da zucchero sono stati danneggiati, così come le piantagioni di melograno, mango, arancia e uva. Lo Stato ha chiesto al governo centrale un aiuto di 50 miliardi di rupie (quasi 600 milioni di euro).
"È urgente ed essenziale - sottolinea mons. Dabre - che il governo inizi ad aiutare i nostri contadini. Deve mostrare il suo impegno e la sua sincerità verso di loro. Questa è la prima responsabilità di tutte le agenzie statali".
In secondo luogo, spiega il prelato, "anche altre organizzazioni, ong e istituti religiosi devono occuparsi del disagio in cui vivono gli agricoltori. I problemi non si risolvono solo con pacchetti economici: servono interventi sociali e spirituali".
Il vescovo definisce "una vergogna e un segno di trascuratezza che, nonostante le desolanti statistiche, in queste zone rurali ci sia la totale assenza di servizi di sostegno psicologico e programmi di sensibilizzazione sui problemi mentali. È urgente che i nostri agricoltori abbiano accesso a programmi di sostegno, per riuscire ad affrontare le difficoltà che possono incontrare sul lavoro anche dal punto di vista psicologico".
"Voglio lanciare io stesso un appello alla Caritas India - aggiunge mons. Dabre - per chiedere che sia dato un aiuto significativo alle famiglie dei contadini che si sono tolti la vita. Le loro vedove si trovano ora a dover mantenere la famiglia da sole, e sono più vulnerabili allo sfruttamento e ai soprusi degli usurai".