16/04/2021, 10.25
INDIA
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Madhya Pradesh, libere su cauzione suore accusate per la morte di una partoriente

di Nirmala Carvalho

La Corte suprema ha congelato l'arresto di due religiose e un'infermiera dell'ospedale delle Suore di San Giuseppe ad Ashta. La struttura resta però chiusa dopo la morte a dicembre della donna e del suo bambino. Pressioni da parte dei fondamentalisti indù contro una struttura che ha curato migliaia di persone.

New Delhi (AsiaNews) - La Corte suprema dell'India ha concesso la libertà su cauzione a tre persone tra cui due anziane suore accusate di omicidio colposo in una causa contro un ospedale cattolico di Sehore nel distretto di Ashta, nello Stato dell'Madhya Pradesh. L'ospedale Pushpa Kalyan è amministrato dalle Suore di San Giuseppe di Chambery. Per la dottoressa suor Herman Joseph, la collega suor Loraine Thayil e l'infermiera Sabeeha Ansari era stato disposto l'arresto per la morte di una donna incinta e del suo bambino avvenuta nel loro ospedale nel dicembre 2020.

Le due anziane religiose e Ansari - una dipendente dell'ospedale - avevano chiesto la libertà su cauzione dopo che la licenza dell'ospedale era stata revocata. “L'Alta Corte del Madhya Pradesh aveva però rigettato la loro istanza e per questo hanno presentato ricorso alla Corte suprema federale”, spiega ad AsiaNews padre Maria Stephen, responsabile delle pubbliche relazioni dell'arcidiocesi di Bhopal. La Corte suprema ha congelato l'ordine d'arresto fino alla prossima udienza fissata per il 10 maggio. Nel frattempo ha ordinato alle tre indagate di collaborare alle indagini sul caso.

Per questo motivo ieri la ginecologa di 84 anni suor Joseph, l'anestesista di 72 anni suor Thayil e l'infermiera Ansari si sono dovute presentare alla stazione di polizia del distretto di Ashta. “L'interrogatorio è durato dalle 11.30 fino alle 17.30”, racconta padre John Benito, vicario della vicina chiesa di santa Teresa ad Ashta che ha accompagnato le tre donne.
La chiusura dell'ospedale delle Suore di San Giuseppe era stata disposta a dicembre dopo che un gruppo aveva manifestato chiedendo l'arresto delle religiose, accusate di aver causato per negligenza la morte della donna incinta e del suo bambino. A pesare nella scelta di revocare temporaneamente la licenza sono state anche le pressioni dei gruppi fondamentalisti indù in uno Stato che è governato dal Bjp e che proprio negli ultimi mesi ha inasprito la legislazione anti-conversioni.

“L'ospedale Pushpa Kalyan - commenta ad AsiaNews padre John Benito - è molto noto, più del 60% dei suoi pazienti sono indù. In questo ospedale sono avvenuti oltre 5mila parti. Di fatto anche la donna che è morta e le sue sorelle avevano già partorito i loro bambini in questa struttura. E mentre lei veniva portata in sala parto, la sorella diceva alla suora: 'voi siete una presenza divina per noi'. Siamo molto addolorati per la morte di questa giovane donna. Condividiamo il dolore del marito e della famiglia e preghiamo per loro. Tuttavia questa vicenda ha preso una piega politica, ci sono state molte proteste in cui si chiede la chiusura dell'ospedale”.

“Quello delle suore - continua padre Benito - è uno dei pochi ospedali del distretto. Suor Joseph serve i poveri da più di 30 anni: qui i dalit, i tribali e tutti gli altri pazienti vengono serviti in maniera disinteressata senza alcuna distinzione, offrendo a tutti un'assistenza medica di qualità, con cura e competenza. Quest'ospedale è molto noto per il trattamento dei morsi dei serpenti o altri animali velenosi, arriva gente da villaggi lontani. Molti dei pazienti sono braccianti agricoli o lavoratori a giornata che tagliano la legna da ardere e spesso vengono morsi dai serpenti. Queste suore hanno salvato migliaia di persone, compresi tanti casi che sembravano senza speranza”.

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