Madhya Pradesh, cristiano muore mentre scappa dagli indù
Betul (AsiaNews) – Un cristiano di 25 anni, Amit Gilbert, è morto affogato in un pozzo mentre cercava di scappare dalla furia di un gruppo di radicalisti indù, che hanno attaccato un incontro di preghiera nel Madhya Pradesh ferendo in maniera grave altri tre fedeli. Il raid è avvenuto lo scorso 17 aprile nel villaggio di Saliya, nei pressi di Betul. Secondo Abhishek Rajan, funzionario di polizia locale, il corpo dell’uomo è stato ritrovato nel pozzo; i testimoni raccontano che il cristiano, terrorizzato dagli indù, ha cercato rifugio ed è morto.
L’arcivescovo metropolita di Bhopal, mons. Leo Cornelius, denuncia ad AsiaNews: “Il ministero dell’Interno e quello di Giustizia hanno fallito nel loro compito di proteggere la minoranza cristiana. Ho parlato poco tempo fa con il primo ministro statale: da parte sua, è ben disposto nei nostri confronti e sempre molto cordiale con la Chiesa cattolica. Ma non trasforma questo stato d’animo in una forma di protezione reale contro i fondamentalisti. È il loro compito: mantenere lo stato di diritto e dare fiducia alla popolazione”.
Per il presule, “il clima di terrore e gli attacchi alla minoranza cristiana crescono di giorno in giorno. Si tratta di attacchi ben pianificati e portati avanti in maniera sistematica. In più, gli estremisti hanno iniziato a usare un nuovo metodo di molestie: denunciano i leader cristiani locali per crimini generici, senza prove. Quando questi si recano dai poliziotti per denunciare gli attacchi contro la minoranza, vengono arrestati. Il più delle volte, le accuse riguardano le leggi anti-conversione”.
Queste leggi, incostituzionali ma in vigore in molti Stati, prevedono pene severe per chi converte qualcuno dall’induismo ad altre religioni. Ma, spiega mons. Cornelius, “si tratta di decreti aperti all’interpretazione e all’applicazione. Il Madhya Pradesh è stato il primo Stato indiano a lanciare la Legge sulla libertà religiosa, che in realtà è una legge anti-conversione sotto mentite spoglie. Eppure questa comunità beneficia dalla presenza dei cattolici, che forniscono istruzione e sanità a tutti. Persino i figli degli estremisti studiano da noi”.
Per protestare contro la situazione, l’arcidiocesi ha organizzato ieri una grande manifestazione: “Vi hanno preso parte oltre 2.500 persone, fra cui importanti musulmani e membri del Partito comunista. Hanno parlato in nostra difesa, ricordando che ogni cittadino indiano ha il diritto costituzionale di praticare la propria fede e propagarla. Un diritto che vale anche per le minoranze, che devono essere protette”.
Per Sajan K George, presidente nazionale del Consiglio globale dei cristiani indiani, “i radicali indù hanno oramai attuato un regno di terrore in tutta la nazione. Questa ultima vittima, che studiava religione, dimostra che gli estremisti cercano di cancellare la minuscola minoranza indiana. Oramai, ogni celebrazione di cristiani scatena la loro ira: il 15 aprile, due giorni prima la morte di Amit, hanno attaccato un raduno protestante di 5000 persone”.