L’escalation nelle violenze di Abu Sayyaf “frutto delle lotte politiche a Mindanao”
I terroristi hanno pubblicato un video in cui minacciano l’uccisione di altri tre ostaggi. Secondo una fonte di AsiaNews, l’intensa attività del gruppo jihadista negli ultimi mesi “è stata facilitata dalla battaglia per l’elezione del governatore della Regione autonoma musulmana del Mindanao”. I miliziani “sono una pedina del gioco politico. Il governo della Regione autonoma è uno dei più corrotti che ci sia e tratta con loro”.
Manila (AsiaNews) – L’escalation di violenza nelle Filippine del sud di cui è protagonista da qualche mese il gruppo jihadista Abu Sayyaf “è frutto della situazione politica in corso. Da una parte i senatori sono tutti in campagna elettorale per raccogliere fondi, dall’altra esistono tensioni politiche nella Regione autonoma musulmana del Mindanao (Armm) in vista delle elezioni governative”. È quanto riporta ad AsiaNews una fonte (anonima per motivi di sicurezza) a seguito della pubblicazione, avvenuta ieri, di un nuovo video in cui compaiono tre ostaggi dei jihadisti (un canadese, la moglie filippina e un norvegese) che chiedono a Manila di accettare le richieste dei miliziani, sennò “saremo uccisi come il nostro amico John”.
John Ridsdel, ostaggio canadese rapito a settembre 2015, è stato decapitato lo scorso 26 aprile dopo che il suo riscatto non è stato pagato. Secondo alcune fonti, Abu Sayyaf potrebbe essere il gruppo che l’8 aprile scorso ha rilasciato l’ex missionario del Pime Rolando Del Torchio.
Il primo maggio scorso 10 marinai indonesiani sono stati rilasciati dal gruppo terroristico, non si sa se dietro pagamento di un riscatto. Secondo la fonte, “la loro liberazione è arrivata grazie alla collaborazione del Moro National Libertion Front [Mnlf, gruppo indipendentista che negli anni ’90 ha raggiunto un accordo con Manila per la creazione della Armm ndr]. Essi hanno contribuito ad affrettare il rilascio per dimostrare di avere sotto controllo la situazione nella regione”.
Abu Sayyaf è il gruppo più piccolo a livello numerico ma il più pericoloso e sanguinario fra i movimenti musulmani che si battono per l'indipendenza del sud delle Filippine. Le attività dei terroristi si concentrano attorno alle province di Basilan e Sulu (la cui capitale è Jolo, quartier generale dei jihadisti).
La Regione autonoma musulmana di Mindanao comprende cinque provincie (Basilan, Lanao del Sur, Maguindanao, Sulu e Tawi-Tawi) nelle isole meridionali del Paese. È dotata di un proprio governo, con sede a Cotabato City. Alle elezioni nazionali del prossimo 9 maggio verrà eletto il successore dell’attuale governatore Mujiv Hataman. Secondo la fonte, Abu Sayyaf ha beneficiato della “lotta politica tra due leader musulmani che corrono per la carica più alta. Il governatore della provincia di Sulu, Sakur Tan, vuole dimostrare di essere più bravo di Hataman e così crea situazioni di tensione con i jihadisti, per poi giungere (se riesce) ad una risoluzione pacifica”.
In questo modo Abu Sayyaf diventa “una pedina e uno strumento della propaganda politica. Il governo della Armm – continua la fonte – è sempre stato uno dei più corrotti. I governatori hanno sempre dialogato con i jihadisti cercando di gestirli. Una settimana fa il generale dell’esercito Alan Arrojado ha rassegnato le dimissioni perché non tollerava più i giochi politici all’interno delle forze armate”.
La fonte afferma che in questi giorni le forze del governo centrale sono impegnate in un’offensiva contro Abu Sayyaf nelle province di Sulu e Basilan: “A Zamboanga [città vicina a Basilan ndr] in questo periodo è aumentata molto la presenza di membri di Abu Sayyaf. Finché l’esercito è attivo loro vanno là come semplici cittadini, tra parenti e amici. La popolazione è al corrente di questo, è diventato un modus vivendi”.
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