L’alleanza strategica tra Russia ed Eritrea
Caposaldo della Compagnia Wagner, il regime di Afewerki all'Onu vota costantemente dalla parte di Mosca nelle risoluzioni sul conflitto in Ucraina. La cooperazione economica tra i due Paesi cresce costantemente di anno in anno, mentre ad Asmara è stato persino eretto un monumento al poeta russo Puškin.
Mosca (AsiaNews) - Sono ormai tre anni che la Russia cerca alternative all’isolamento da parte dell’Occidente in seguito all’invasione dell’Ucraina, gettandosi nell’abbraccio dei peggiori Paesi-canaglia del mondo, che condividono con i russi il regime delle sanzioni internazionali, di cui Mosca è ormai di gran lunga la primatista. Ora è il turno dell’Eritrea, uno dei Paesi dove si è sviluppata più intensamente l’attività della compagnia Wagner dello scomparso Evgenij Prigožin, i cui camerati continuano nell’opera iniziata da anni.
Il presidente eritreo, Isaias Afewerki, non è certo da meno di Vladimir Putin in quanto a violazioni dei diritti umani, e uso delle più diverse forme di schiavitù come programma di governo, guidando il Paese da oltre trent’anni. Nelle votazioni delle risoluzioni dell’Onu sull’Ucraina, l’Eritrea si è convintamente schierata al fianco della Russia in compagnia dei fedelissimi, Bielorussia e Corea del nord, qualche volta anche della Cina. Già a marzo 2022 i rappresentanti di Asmara furono gli unici ad opporsi, insieme a Mosca, contro la formazione di una commissione per indagare sui crimini russi in Ucraina.
La politologa Aleksandra Fokina ha cercato su Novaja Evropa di chiarire i motivi per cui uno degli Stati più poveri dell’Africa e del mondo intero sia così smaccatamente filorusso. A un primo sguardo, in effetti, non ci sono relazioni particolari né dal punto di vista politico, né economico, che possano spiegare questa grande amicizia, che da oltre un decennio viene espressa in modalità sempre più intense e totali. L’Eritrea fu il primo Paese a inviare dei suoi funzionari di alto rango a visitare ufficialmente la Crimea occupata dalla Russia, a giugno 2014, neanche tre mesi dopo il referendum-farsa di annessione.
A guidare la delegazione era l’ex-ambasciatore di Asmara in Ucraina, Teklaja Minassiè Asgedoma, che nel 2014 era passato al ruolo di rappresentante in Russia, per poi partecipare nel 2018 al IV forum economico internazionale di Yalta e concludere un accordo tra Sebastopoli e Massaua, il porto più importante dell’Eritrea. A maggio del 2023 Afewerki ha poi effettuato la sua prima visita a Mosca per incontrare Putin, pronunciando un lungo discorso sullo spartito della più genuina propaganda russa. Il presidente eritreo ha criticato “la folle ideologia e le azioni inarrestabili dell’Occidente, che negli ultimi 30 anni ha cercato solo il dominio e la creazione di un ordine mondiale unipolare”.
Gli accordi economici tra Russia ed Eritrea crescono esponenzialmente di anno in anno, da 427 mila dollari a 9,3 milioni nel 2021, fino agli attuali 15 milioni di dollari. Non si tratta certo di un mercato primario per Mosca, che conta sui principali partner per diversi miliardi, ma dall’anno scorso il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, ha promesso di accontentare tutte le richieste eritree in campo militare, con la consegna di carri Ural e KamAz, e certo anche al di là della sfera dei trasporti.
Al centro di Asmara è stato quindi recentemente eretto un monumento al sommo poeta russo Aleksandr Puškin, di cui si ricordano vaghe origine africane da parte dell’avo noto come “il negro di Pietro il grande”, contese tra Etiopia ed Eritrea. Dopo i tempi della guerra fredda, in cui Etiopia ed Eritrea erano finite sotto il controllo del blocco sovietico, l’Eritrea sembrava avviata al corso di trasformazione liberale e filo-americana, rappresentando un argine alla diffusione del terrorismo nella regione. Ma dal 1998 Afewerki, con l’invasione di Gibuti, ha realizzato la “svolta ad Oriente”, instaurando un regime autoritario e sempre più conflittuale con le potenze occidentali.
Per i russi “è stato come un invito a nozze”, afferma Fokina, soprattutto per la tendenza eritrea a partecipare ad ogni tipo di conflitto, provocando una fuga di massa della popolazione: oggi il 20% degli eritrei vive all’estero, e nel Paese molti sono stati reclutati dai mercenari della Wagner. Il servizio militare del resto è obbligatorio in Eritrea dai 18 ai 40 anni, sia per gli uomini che per le donne, una forma di schiavitù molto apprezzata dai russi, in un Paese con porti strategici sul mar Rosso, una delle zone decisive del conflitto mondiale in corso.
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