L’Isis decapita uno degli ostaggi drusi sequestrati nell’attacco a Suweida
Si tratta di un giovane studente di 19 anni, rapito con la madre. La famiglia ha ricevuto due filmati, uno dei quali mostra l’esecuzione. Tuttavia i media ufficiali del Califfato non hanno ancora rivendicato, né rilanciato l’azione. Dietro il gesto il “fallimento” dei negoziati con le forze governative.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Le milizie dello Stato islamico (SI, ex Isis) hanno decapitato una delle decine di ostaggi sequestrati il mese scorso nel contesto di un sanguinoso attacco a Suweida, in Siria, contro la comunità drusa. Secondo il sito Soueida24 la vittima è un giovane studente di 19 anni, rapito assieme alla madre dal villaggio di Chabké durante il raid jihadista. La famiglia avrebbe ricevuto due video che confermano l’esecuzione: il primo filmato contiene il brutale assassinio; nel secondo il ragazzo, ancora vivo, implora i negoziatori di rispondere alle “rivendicazioni” dell’Isis.
Il 25 luglio scorso i jihadisti hanno lanciato attacchi coordinati nella provincia meridionale, provocando oltre 250 vittime. Nel corso della ritirata le truppe dell’Isis hanno prelevato una trentina fra donne e bambini, facendo al contempo sparire almeno 17 uomini appartenenti alla comunità. Uno di questi è il giovane decapitato nei giorni scorsi; secondo alcune fonti l’esecuzione risale al 2 agosto scorso.
Finora lo Stato islamico non ha rivendicato l’esecuzione, né il sequestro di massa del mese scorso. I miliziani, contravvenendo a una pratica consueta in passato, non hanno nemmeno diffuso alcuna immagine o video sui mezzi di informazione “ufficiali” del Califfato, usati ancora oggi per alimentare la propaganda fondamentalista.
La provincia di Suweida è abitata in larga parte dalla minoranza drusa, che rappresentava il 3% circa del totale della popolazione siriana prima della guerra (quasi 700mila persone). Nei giorni scorsi un alto esponente della comunità drusa aveva parlato di trattative fra elementi dell’Isis e funzionari russi, alleati del presidente siriano Bashar al-Assad nel conflitto, per la liberazione degli ostaggi.
L’esecuzione mediante decapitazione, la prima dal momento del sequestro, conferma il “fallimento dei negoziati” con le forze governative “sul trasferimento dei jihadisti dal sud-ovest della provincia di Deraa, verso Badiya”. In queste ore un gruppo legato allo Stato islamico è stato cacciato dall’ultimo bastione rimasto nella provincia di Deraa, confinante con Suweida.
Dopo una rapida ascesa fra la seconda metà del 2014 e il 2105 in Siria e Iraq, arrivando a conquistare metà del territorio e macchiandosi di crimini gravissimi contro l’umanità, i jihadisti hanno perso progressivamente terreno. Oggi controllano solo alcune aree limitate; tuttavia, la loro ideologia resta ancora viva e la sconfitta militare non cancella la minaccia.
La decapitazione di Suweida è la prima esecuzione di un ostaggio civile da parte dell’Isis da oltre un anno. Nei giorni scorsi erano circolate le immagini di un giornalista giapponese - nelle mani di al Nusra - che si appellava al governo di Tokyo per la liberazione.
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