L’Iran blocca i pellegrinaggi alla Mecca: "abusi sessuali" su due giovani
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Teheran ha ordinato l’interruzione dell’umra, il pellegrinaggio - facoltativo, a differenza dell’Hajj - alla Mecca, in risposta ad aggressioni di natura sessuale subita da due giovani iraniani ad opera di funzionari aeroportuali sauditi. Il bando ai viaggi a sfondo religioso è stato ordinato dallo stesso presidente iraniano Hassan Rouhani; al momento non è chiaro se il divieto verrà esteso, in una fase successiva, anche al pellegrinaggio maggiore che quest’anno cade nel mese di settembre. Ieri, intanto, nella capitale iraniana (nella foto) centinaia di persone hanno manifestato di fronte all’ambasciata dell’Arabia saudita.
La vicenda apre un nuovo fronte di scontro fra Teheran e Riyadh, oltre a quelle già aperte su Yemen e Siria, dove i due Paesi sostengono fazioni diverse dello scacchiere. Il fatto in questione è avvenuto nel marzo scorso e presenta contorni poco chiari. All’inizio alcune organizzazioni iraniane avevano parlato di stupro ai danni dei due giovani che, atterrati a Jeddah, sarebbero stati separati dal resto della famiglia e violentati da alcuni ufficiali aeroportuali. Tuttavia, in un secondo momento il governo ha corretto il tiro affermando che i due giovani avevano subito “molestie” sessuali.
Nei giorni scorsi i pellegrini iraniani hanno denunciato il blocco nel rilascio dei visti da parte dell’ambasciata a Teheran. Inoltre, due aerei che trasportavano pellegrini dalla capitale iraniana a Jeddah sono stati respinti dalle autorità saudite che non hanno concesso il permesso di atterrare.
Da qui la decisione dei vertici iraniani di cancellare tutti i pellegrinaggi minori alla Mecca, che secondo i precetti dell’islam sono consigliati ma non obbligatori come l’Hajj. Il ministro iraniano della Cultura Ali Jannati ha dichiarato che “fino a quando queste persone colpevoli non saranno processate e punite, l’umra sarà bloccata e i voli dall’Iran sospesi”. Ogni anno almeno 500mila iraniani visitano la città santa dell’islam e il pacchetto viaggio è prenotato con largo anticipo.
Già in passato i pellegrinaggi (Hajj) hanno registrato gravi incidenti, che hanno causato la morte di centinaia di fedeli. Nel 1987 una manifestazione contro Stati Uniti e Israele, repressa con la forza dalla polizia saudita, ha causato la morte di 402 persone, la maggior parte dei quali sciiti iraniani. In seguito agli incidenti, Teheran ha imposto il boicottaggio per tre anni del pellegrinaggio.
Anche sullo Yemen le tensioni si approfondiscono. L’Arabia saudita guida una coalizione di 10 Paesi (musulmani sunniti) che hanno lanciato una campagna militare e minacciano una invasione di terra per fermare l’avanzata dei ribelli Houthi, sciiti che godrebbero del sostegno di Teheran. Alcuni membri della coalizione, fra cui l’Egitto, hanno sottolineato l’importanza di contrastare quella che definiscono “la crescente influenza” dell’Iran nella regione.
Ieri Teheran ha caldeggiato la formazione di un nuovo governo in Yemen e offerto il proprio aiuto nel processo di transizione politica. Ma il fronte sunnita sostiene con forza il ritorno dell’ex presidente Abdu Rabbu Mansour Hadi, cacciato il mese scorso in seguito all’avanzata dei ribelli Houthi. La scorsa settimana era intervenuto in prima persona il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, criticando in modo diretto l’Arabia saudita i cui vertici sarebbero formati da “giovani inesperti” [probabile riferimento a Mohammed bin-Salman, figlio del re, nominato ministro della Difesa a soli 35 anni -ndr] e le cui politiche sono “come quelle dei sionisti a Gaza”.
26/07/2023 10:08
22/09/2018 10:41