L’India propone la nuova legge sull’aborto: contrari i vescovi
I gruppi “pro vita” del Kerala organizzeranno una manifestazione a livello nazionale. Ieri il governo ha approvato l’estensione del limite per portare a termine la gravidanza da 20 a 24 settimane. In India ogni anno vengono praticati circa 6,4 milioni di aborti, di cui la metà in maniera illegale.
New Delhi (AsiaNews) – Il governo dell’India ha approvato un disegno di legge che aumenta il limite consentito per la pratica dell’aborto da 20 a 24 settimane. La proposta è stata ufficializzata ieri e verrà discussa nella prossima seduta del Parlamento. Intanto il Medical Termination of Pregnancy (Amendment) Bill 2020 ha già suscitato le reazioni dei gruppi “pro life” e della Chiesa cattolica che considerano la vita umana un inviolabile dono di Dio, dal concepimento alla morte naturale.
Contro la legge si schiera anzitutto il “Prolife Committee” del Consiglio dei vescovi cattolici del Kerala, che ieri ha convocato una riunione d’emergenza sul tema. L’organismo della Chiesa cattolica indiana e la Commissione per la famiglia del Consiglio, presieduta da mons. Paul Mulassery, vescovo di Quillon, pongono l’accento sul rischio che “l’ordinanza del governo prepari un’atmosfera che promuova l’aborto sfrenato”. “Non c’è differenza – sottolineano i vescovi – tra un bambino in gravidanza e un neonato”.
L’India consente l’aborto fino alla 20ma settimana, ma lo estende in caso di malformazione del feto e di rischio di morte per la madre incinta. Il ministro federale Prakash Javadekar sostiene che la proposta di legge sia una riforma “progressista” dal momento che garantirà “sicure interruzioni di gravidanza e inoltre darà alle donne in età riproduttiva il diritto sui loro corpi”. Secondo il politico, l’estensione del limite fino a 24 settimane “aiuterà le vittime di stupro, le ragazze con disabilità e le minorenni che potrebbero non accorgersi di essere incinte fino all’ultimo”.
Secondo uno studio della Ipas Development Foundation, ogni anno nel Paese vengono effettuati 6,4 milioni di interruzioni di gravidanza, di cui almeno la metà in maniera illegale con medici improvvisati in condizioni sanitarie precarie sia per il bambino che per la gestante.
Il comitato “pro vita” del Kerala annuncia che organizzerà una manifestazione contro la legge a livello statale. Il gruppo critica la norma che andrà a sostituire il Medical Termination of Pregnancy Act del 1971. Quest’ultimo consentiva l’aborto fino alla 12ma settimana. “Già il periodo è stato esteso fino a 20 – evidenzia – ora vogliono aumentarlo ancora fino a 24. Questo condurrà solo a un risultato: femminicidio e omicidio colposo”.
I vescovi vogliono lanciare un messaggio in favore della vita umana e nella manifestazione porteranno striscioni con la scritta “Save life” (salviamo la vita). “Negare il diritto alla nascita – aggiungono – rovinerà la cultura indiana che sostiene che la vita è suprema”.
Il dott. Pascoal Carvalho, medico di Mumbai e membro della Pontificia accademia per la vita, commenta ad AsiaNews: “L’aborto è un’intenzionale interruzione della gravidanza prima del periodo che porta alla nascita. La cultura della morte è iniziata già quando l’aborto è stato legalizzato: 20 o 24 è solo una percezione. Non esiste un tempo giusto per uccidere qualcuno. Estendere il limite darà solo alle persone più tempo per pensare a questa opzione. La società stessa compie un altro passo indietro e tende ancora di più allo scarso rispetto per la vita e l’indifeso”.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)