Louis Sako: A due anni dalla cacciata dei cristiani da Mosul e Ninive
In un messaggio diffuso oggi, il Patriarca caldeo ricorda la tragedia, mentre si diffondono le voci di una sconfitta di Daesh e un possibile ritorno delle famiglie alle loro case. Ricostruire la nazione irakena rifiutando la vendetta, l’uso della religione come un’arma contro gli altri; combattere il terrorismo fermando gli autori, ma anche i finanziatori e i predicatori della violenza. Un nuovo patto sociale per un Iraq della convivenza fra etnie e religioni.
Baghdad (AsiaNews) – Noi cristiani siamo chiamati a seguire le orme di nostro Signore Gesù Cristo nel vivere come uomini di pace, di amore e di buona volontà per tutta l’umanità. I nostri antenati hanno irrorato questa terra benedetta con il loro sangue; essi erano martiri e testimoni della nostra fede cristiana. Essi hanno piantato monasteri insieme ai semi di grano e chiese insieme agli alberi di palma, come pure scuole, ospedali, ecc… Per questo, noi loro discendenti, dobbiamo proteggere quanto abbiamo ereditato da migliaia di anni, compresi terra, storia, lingua, valori e spiritualità. La nostra missione ha fiducia che la luce di Dio disperderà alla fine le tenebre e la Sua pace trionferà.
Il secondo anniversario della tragedia di Mosul (10-17 giugno 2014) e della catastrofe della Piana di Ninive (6-7 agosto 2014) riporta alla memoria la lettera Noon ن in arabo (un simbolo usato dai persecutori per segnare le case dei cristiani di Mosul e altri luoghi, in riferimento alla loro identità religiosa). Se meditiamo su questo “Noon”, che significa “pesce” (Ichthus in greco, un acronimo che significa la fede in Gesù Cristo salvatore, usato dai cristiani del primo secolo per riconoscersi l’un l’altro nelle catacombe di Roma), comprendiamo che questo “forte” ritorno di Noon, dopo 2000 anni, non può essere una coincidenza, ma piuttosto un segno dei tempi che merita la nostra attenzione.
In questo doloroso anniversario, il terrorismo non è stato ancora sconfitto; i conflitti non sono finiti; le violazioni ai diritti umani crescono a diversi livelli; gli sforzi per la riconciliazione nazionale sono fermi; e le promesse di sradicare la corruzione, riformando, stabilendo un governo civile e lottando contro disoccupazione, povertà, analfabetismo e malattie, sono rimaste solo parole. Nonostante ciò, irakeni di diverse provenienze sperano ancora in un futuro migliore, specie dopo le recenti vittorie raggiunte con l’Isis in ritirata. Vale la pena citare qui l’importanza e l’urgenza di affrettare il processo per liberare Mosul e la Piana di Ninive, garantendo sufficiente protezione alla gente di questa regione per ritornare a stabilirsi nelle loro case. Noi crediamo che questo sia possibile e perciò desideriamo proporre alcune idee pratiche per la situazione post-Isis:
1. Invitare gli irakeni ad agire con saggezza e ragionevolezza in questo momento critico della storia dell’Iraq, rifiutando la vendetta. Allo stesso tempo, avere una visione obbiettiva di questa sconvolgente realtà e stare uniti in modo fermo per evitare ancora più distruzioni e sangue versato. L’Unità porta alla salvezza.
2. Opporsi a tutti coloro che tentano di “prendere in ostaggio” la nostra religione e la nostra patria, usandole per i loro programmi e proclamando che essi sono i custodi di entrambi. Essi stanno uccidendo civili e distruggendo infrastrutture in contraddizione con i valori religiosi e della coesistenza. Per questo chiediamo a tutti i politici e alle autorità religiose di separarsi e negare la legittimità a tutti coloro che stanno commettendo tali crimini.
3. Chiedere a chiunque sostiene simili organizzazioni e fornisce loro soldi e armi di fermarsi nel commettere questi peccati “mortali”, perché terrorista non è solo l’individuo che esegue il “crimine”, ma anche la persona che predica, pianifica e finanzia questa distruttiva ideologia. Siamo di fronte a un grave “inquinamento dei cervelli”, che minaccia l’equilibrio intellettuale, religioso ed etnico che hanno perdurato in questa regione per secoli.
4.Farsi vincere dalla frustrazione e dalla disperazione è proibito. Anche se ammettiamo che in queste circostanze tutti stiamo condividendo dolori e sofferenze, questo non deve portarci a perdere la speranza.
5. Per sfidare l’ideologia fanatica, dobbiamo rimpiazzarla con una alternativa dalla mente aperta. Per questo, per sgomberare e distruggere questa ideologia pericolosa, abbiamo bisogno di costruire una nuova cultura con una visione chiara basata sui valori dell’accoglienza reciproca, del rispetto per la dignità dell’essere umano, dell’approvazione comune di temi quali la pace, la stabilità, la giustizia e l’uguaglianza. È pure importante iniziare a “rinnovare” i valori umani, prima ancora di cominciare a ristrutturare le infrastrutture del Paese. È un fatto che la bancarotta dello Stato non significa solo casse vuote, ma anche la perdita di persone capaci e competenti e che hanno fiducia nella loro patria.
6. Occorre stabilire un sistema politico civile, un nuovo contratto sociale (costituzione) che affronti le cause della crisi, lontano dalle prospettive dei partiti settari, nazionali, religiosi, politici. Un documento che rispetti la rappresentatività e le preoccupazioni di partecipazione da parte di ognuno. In questo modo l’Iraq assumerà splendore come una grande, bella, diversificata famiglia.
A causa della situazione presente nel nostro Paese, alcune famiglie cristiane hanno chiesto il nostro aiuto per facilitare la loro emigrazione, un sostengo alla loro ricerca di un asilo all’estero per rendere sicuro il loro futuro. Francamente, noi comprendiamo i loro timori e condividiamo le loro preoccupazioni sul futuro a causa dell’estremismo religioso; i trasferimenti forzati; il cambio demografico; il sequestro di case e proprietà dei cristiani; insieme all’ingiustizia legale nel prendere decisioni, come pure l’ignorare la loro presenza. Per questo suggeriamo alla nostra gente di non avere paura e mantenere alta la fede; il Dio in cui essi credono e che ha lasciato che le loro case si svuotassero, li riporterà indietro sani e salvi nella loro terra e metterà fine alla loro infelicità.
Come Chiesa, esprimiamo il nostro profondo dolore e cordoglio per le vittime di tutti gli attacchi terroristi e condanniamo con forza gli orribili attentati in cui persone innocenti sono state uccise, ferite, perdute o forzate ad abbandonare [la loro terra] secondo un “pianificato” trasferimento. A loro e a tutte le parti colpite noi rinnoviamo la nostra solidarietà e preghiamo.
Preghiera e unità sono le nostre armi di fronte all’ingiustizia; noi non siamo armati (perché crediamo che proteggere la nazione sia il dovere del governo). Invece, noi portiamo la nostra croce, che invita tutti noi a una fede reale, espressa con la preghiera, l’amore e il servizio compassionevole, la pazienza e l’impegno che ci abilita a dare il nostro contributo per giungere alla tolleranza e alla pace.
Mettiamo la nostra speranza e fiducia in Dio nel mantenere la nostra missione, a costo di qualunque sacrificio.
Louis Raphael Sako
Patriarca di Babilonia dei Caldei
10/03/2017 10:36