Lotta alla desertificazione, l'altra sfida della Cina di Xi Jinping
Il 27% del territorio è oggi arido a causa del peggioramento della qualità del suolo, con rischi pesanti sulla sicurezza alimentare. In aumento anche le tempeste di sabbia. A un recente forum tenutosi nella Mongolia Interna, il presidente ha rilanciato l'impegno per la "Grande muraglia verde" con l'obiettivo di portare la superficie forestale al 30%. Una partita che ha riflessi anche fuori dalla Cina andandosi a intrecciare con la Belt and Road Initiative.
Pechino (AsiaNews) - Il futuro della Cina non si gioca solo sulla politica industriale o i microchip, ma anche sulla lotta alla desertificazione. Ad assicurare che Pechino intende accelerare gli sforzi in questo senso è stato nei giorni scorsi il presidente Xi Jinping durante un simposio tenutosi nella città di Bayannur, nella Mongolia Interna. La provincia è la terza più estesa della Cina, nonché uno dei luoghi in cui la desertificazione è più pronunciata. Nel suo intervento il presidente Xi ha rivendicato i passi avanti compiuti dalla Cina negli ultimi quattro decenni; tuttavia, ha anche sottolineato come il fenomeno rimanga una delle maggiori sfide sia per il Paese sia a livello globale. Ad oggi, oltre il 27% del territorio cinese è infatti colpito da desertificazione, con conseguenze che si ripercuotono su almeno 400 milioni di persone.
Il processo si è sensibilmente intensificato dagli anni Ottanta, da quando cioè il cambiamento climatico associato al repentino processo di industrializzazione ha portato al peggioramento della qualità del suolo. Con le temperature in aumento e un clima sempre più caldo la scarsità delle precipitazioni ha accentuato l’erosione del suolo. Le zone della Cina più vulnerabili sono le province settentrionali e nordoccidentali: Mongolia Interna, Shanxi o Ningxia, regioni prossime al deserto del Gobi, dove l’agricoltura è uno dei settori più importanti e dove si concentrano la maggior parte delle colture di frumento. Ogni anno l’espansione del deserto riduce il territorio coltivabile e intensifica il fenomeno della migrazione interna. Durante gli anni 2000 è stata proprio la regione autonoma del Ningxia a mostrare i segni più marcati del fenomeno: nel 2010 oltre il 57% del suo territorio regionale era colpito dalla desertificazione, in una fascia di territorio abitata da oltre tre milioni di persone.
Le conseguenze della desertificazione, tuttavia, si estendono però al di là delle regioni principalmente interessate, a partire dal tema della sicurezza alimentare. Le coltivazioni di frumento presenti nelle regioni interessate sono infatti vitali per l’intero Paese. Secondo i dati condivisi dalla FAO, la Cina produce annualmente circa 130 milioni di tonnellate di frumento, il cui consumo costituisce il 40% di quello complessivo di cereali. E la domanda è in rapido aumento: secondo uno studio del 2022 di Frontiers in Nutritions il consumo annuo pro capite di frumento in Cina aumenterà da 65,8 kg nel 2019 a 76 kg nel 2030 e 95 kg nel 2050.
Ma la sicurezza alimentare non è l’unico rischio legato alla desertificazione che la Cina deve affrontare. La visita di Xi nella Mongolia Interna è avvenuta a seguito di una stagione che ha visto intensificarsi le tempeste di polveri gialle nel Paese e nel resto del Nordest Asiatico. Nel suo discorso Xi ha menzionato come per via del cambiamento climatico, specialmente negli ultimi due anni, le tempeste di sabbia siano sensibilmente aumentate. Nel 2023, in particolare tra marzo e aprile, il Paese è stato colpito da numerosi di questi fenomeni che si sono intensificati anche in Mongolia, Giapoone e Corea del Sud e costituiscono un fattore rilevante nel peggioramento delle patologie polmonari.
Fin dagli anni Settanta la Cina ha messo in atto politiche e programmi per mitigare gli effetti della desertificazione e raggiungere soddisfacenti livelli di preservazione del territorio. Nel 1978 fu dato inizio al Three-North Shelter Forest Program, comunemente noto come la "Grande muraglia verde", un programma di massiccia forestazione riguardante le 13 province più colpite dall’espansione del deserto del Gobi. Nel 2015 la Cina aveva già con successo aumentato la propria superficie forestale portandola al 22,5% rispetto al 16,74% del 1990. Oggi mira a portarla al 30% entro il 2030.
L’attenzione di Xi Jinping alla forestazione non è legata solo a dinamiche di sicurezza interna. Nel 2016 il Paese ha lanciato un’iniziativa di azione comune per combattere la desertificazione lungo il percorso della Belt and Road Initiative, i cui effetti negativi sulla superficie forestale nei Paesi coinvolti sono stati oggetto di studio fin dal 2013. Questo rende il successo delle iniziative nazionali strettamente legate al più massiccio piano di politica estera del Paese, soprattutto per quanto riguarda le sue relazioni con i Paesi dell’Asia centrale. È dal 2022 che la Cina inoltre cerca di promuovere il perseguimento di una governance della desertificazione globale collegando la lotta al fenomeno alla sua più recente iniziativa, la Global Development Iniziative, che mira a dare alla Cina un ruolo centrale nel perseguimento dell’Agenda di sviluppo sostenibile per il 2030 delle Nazioni Unite.
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