Londra 2012: non si scusa, ma annuncia il ritiro l’atleta cinese squalificata nel Badminton
Londra (AsiaNews) - La Cina chiede pubbliche scuse per il comportamento mantenuto in campo, ma una delle campionesse squalificate dalla Federazione mondiale di Badminton (Bwd) rifiuta di seguire le direttive e annuncia il proposito di abbandonare lo sport. È destinata a lasciare strascichi e polemiche la vicenda delle otto giocatrici asiatiche - due cinesi, quattro sud-coreane e due indonesiane - indagate e poi cacciate dalle Olimpiadi perché non hanno "dato il massimo, per vincere una partita" (cfr. AsiaNews 01/08/2012 Londra 2012, otto asiatiche del Badminton sotto accusa per "scarso impegno"). I vertici della federazione hanno respinto il ricorso presentato dalla compagine di Seoul contro la cacciata dalla competizione; poco dopo anche l'Indonesia ha ritirato la propria istanza e ha accettato la squalifica delle proprie atlete.
Sotto la lente dei giudici sono finite le sfide delle cinesi Yu Yang e Wang Xiaoli e delle sud-coreane Jung Kyung-eun e Kim Ha-na per il primo match; nel secondo oggetto di inchiesta il duo Ha Jung-Eun e Kim Min-Jung (Corea del Sud), assieme alle indonesiane Meiliana Juahari e Greysia Polii. Le giocatrici avrebbero cercato di perdere le sfide di qualificazione nelle quali erano impegnate, per incontrare avversari di livello inferiore durante la fase finale del torneo.
L'agenzia ufficiale cinese Xinhua ha rilanciato la richiesta di pubbliche scuse delle giocatrici, richiesta dai vertici dello sport cinesi presenti a Londra 2012 dove la corrazzata di Pechino continua a mietere successi. Tuttavia Yu Yang, una delle quattro sportive coinvolte, ha usato il proprio profilo Weibo - una sorta di Twitter cinese, ndr - per esprimere la propria frustrazione e manifestare il proposito di abbandonare le competizioni.
"Questa è la mia ultima gara" ha scritto la Yu. "Addio Federazione mondiale di Badminton; addio, mio amato badminton". Accusata di aver voluto perdere deliberatamente la partita, l'atleta cinese aggiunge che i suoi sogni sono stati "mandati in frantumi senza pietà" perché le giocatrici in campo - conclude l'ormai ex sportiva - stavano solo "sfruttando le nuove regole" per garantirsi una posizione migliore nel prosieguo del torneo.
Intanto sui giornali internazionali e fra gli internauti cinesi divampano polemiche e battute infuocate sulla squalifica delle otto giocatrici. Con buona pace dello spirito decoubertiano alla base dei Giochi olimpici, secondo cui "l'importante è partecipare", per i blogger le ragazze erano impegnate a centrare l'obiettivo della vittoria e vanno difese senza esitazioni. "Sono le regole a essere sbagliate" scrive un internauta della provincia dell'Henan in risposta al "tweet" di Wang Xiaoli che lamenta "la cancellazione del mio sogno". In un altro post di un cittadino dell'Anhui emerge lo spirito patriottico di una nazione che sostiene in tutto e per tutto i propri atleti: "Da cittadino cinese, vi sosterrò sempre".
Sulla vicenda è intervenuto anche il quotidiano inglese The Guardian, che in un articolo dedicato al "biscotto" delle sportive asiatiche nel Badminton parla di squalifica "ingiusta" perché "facevano del loro meglio" per raggiungere il risultato finale: la vittoria non del singolo match, ma del torneo finale. Ogni giorno, aggiunge l'articolista, si leggono "iperboli" dedicate all'importanza del successo per "l'orgoglio nazionale", tanto che la Bbc non manda in onda il medagliere perché "umiliante" per la Gran Bretagna. "Un pasticcio sciovinista - viene definito - di una Repubblica delle banane". E conclude: il motto olimpico "è morto decenni fa", perché "le olimpiadi dell'era moderna sono una parodia dei Giochi improntati al nazionalismo da Hitler nel 1936".