11/02/2025, 23.54
RUSSIA-AZERBAIGIAN
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L'onda lunga del missile contro l'aereo tra Baku e Mosca

di Vladimir Rozanskij

Le autorità russe finora non hanno riconosciuto le proprie responsabilità nella tragegia costata la vita a 38 persone in Kazakistan il 25 dicembre e non hanno dato seguito alle richieste di compensazioni. Lo stesso aereo del presidente Aliev sarebbe finito nel mirino e analisti locali puntano il dito contro manovre geopolitiche. Mentre l'Azerbaigian chiude la Dom Rossii sospettata di spionaggio.

Baku (AsiaNews) - Non accennano a rasserenarsi le relazioni tra l’Azerbaigian e la Russia, in seguito all’aereo delle linee Azal precipitato lo scorso 25 dicembre nell’aeroporto di Aktau in Kazakistan, che ha provocato 38 morti, dovuto quasi certamente a un missile russo. Baku minaccia di intentare una causa contro Mosca davanti a un tribunale internazionale, visto che le autorità russe finora non hanno riconosciuto le proprie responsabilità e non hanno dato seguito alle richieste del presidente Ilham Aliev, che attende la punizione dei colpevoli e le compensazioni per i danni.

Dopo le verifiche compiute in Brasile, dove l’aereo era stato costruito, e in Kazakistan dove è avvenuta la tragedia, ora a disposizione della commissione d’inchiesta azera vi sono i rottami di un missile del tipo Pantsir-S, con il quale i russi avrebbero abbattuto l’aereo, come comunica l’agenzia Reuters sulla base di fonti governative. Un deputato del parlamento di Baku, Rasim Musabekov, ha affermato in un’intervista a Radio Svoboda che “noi sappiamo perfino chi è stato a lanciare il missile, chi ha dato l’ordine e chi ha schiacciato il bottone, e vogliamo che riconoscano che l’incidente è avvenuto per colpa di determinate persone, dovevano avvisare che l’aeroporto di Groznyj è chiuso per gli aerei civili e che l’equipaggio doveva tornare indietro, e non cercare di atterrare”.

L’agenzia azerbaigiana Ara ha comunicato che “si sta raccogliendo il dossier delle prove, dei fatti e degli indizi per iniziare la procedura al tribunale internazionale”, sottolineando a sua volta che Mosca dovrà riconoscere pubblicamente le sue colpe, altrimenti “Baku dovrà prendere di conseguenza le iniziative necessarie”. L’agenzia Turan osserva che, oltre all’abbattimento dell’aereo passeggeri, gli azeri sono preoccupati per altre circostanze, considerando che nel giorno della catastrofe si sono riscontrati dei problemi tecnici nello spazio aereo russo anche per l’aereo del presidente dell’Azerbaigian.

I timori per l’aereo del presidente Aliev sono stati diffusi già a gennaio, ma le autorità di Baku finora non avevano smentito né confermato queste informazioni; su Turan è apparsa però una comunicazione secondo cui “il ministero dello sviluppo digitale e dei trasporti ha praticamente ammesso che l’aereo ufficiale della presidenza Baku-1 ha riscontrato alcune difficoltà tecniche mentre si recava a San Pietroburgo per il summit della Csi”. In quel giorno era stato affermato ufficialmente che Aliev stava tornando da San Pietroburgo proprio per la tragica vicenda del Kazakistan, mentre in realtà, secondo la ricostruzione, “il suo aereo ha abbandonato improvvisamente lo spazio aereo russo, ed è tornato a Baku per problemi radiotecnici imprevisti”.

Sempre secondo Turan, gli avvenimenti del 25 dicembre sono stati “motivo di speculazioni in Azerbaigian sugli scopi non dichiarati che starebbero dietro”, anche se per questo non sono state ulteriormente avanzate accuse contro Mosca, ma le falle nel sistema Gps, soprattutto nello spazio aereo sotto il controllo dei russi, lasciano supporre che ci siano stati “tentativi deliberati di interferenza”. Alcuni analisti suppongono che tali incidenti possano essere parte di manovre geopolitiche più ampie, tenendo conto di varie tensioni recenti tra Russia e Azerbaigian riguardo a questioni regionali, come il conflitto con l’Armenia e altro.

Una conseguenza piuttosto clamorosa di questi problemi è la richiesta avanzata in questi giorni dal ministero degli esteri di Baku di interrompere le attività in Azerbaigian dell’istituto culturale Dom Rossii, la “Casa della Russia”, che non ha la dovuta registrazione nel Paese e non corrisponde alle esigenze di “reciprocità e accordo bilaterale” che impone la legislazione azera. Il capo dell’agenzia russa Rossotrudničestvo Evgenij Primakov ha risposto in un’intervista televisiva che la Russia ha chiesto più volte l’accordo di registrazione, ma la questione “è rimasta senza risposta, la palla è nelle mani dell’Azerbaigian”. Sulla televisione azera si è parlato invece della Dom Rossii come un centro di spionaggio contro gli interessi azeri, sotto la copertura delle attività culturali ed umanitarie. La Turan conclude che “nonostante i due Paesi rimangano ufficialmente degli alleati strategici, queste vicende possono mettere in discussione le relazioni tra di loro”.

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