L'omosessualità non è più reato a Singapore, ma i matrimoni resteranno solo eterosessuali
Il parlamento della città-Stato dopo anni di dibattito ha approvato l'abrogazione dell'articolo 377A del codice penale che puniva i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Contemporaneamente è stato varato un emendamento costituzionale che chiude la strada all'ipotesi delle nozze gay "a salvaguardia di un'istituzione chiave della società".
Singapore (AsiaNews) - Con l’approvazione di due provvedimenti discussi da tempo, il 19 novembre è giunto al termine a Singapore il percorso legislativo sulla depenalizzazione dell'omosessualità. Ma non si è sicuramente esaurito un dibattito che ha polarizzato la società di Singapore, chiamando anche la Chiesa cattolica ad esprimersi.
Il primo dei due provvedimenti è quello che - con 93 voti a favore e 3 contrari nel Parlamento unicamerale - ha abrogato l’articolo 377A del Codice penale, depenalizzando i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Contemporaneamente, però, è stato varato anche un emendamento costituzionale - approvato con 85 voti a favore e 2 contrari - che tutela la definizione eterosessuale del matrimonio ed è considerato un fattore di promozione della stabilità nazionale. Se dunque la società di Singapore appare ormai più aperta all’omosessualità rispetto al passato, la sua leadership non rinuncia a vedere nei valori tradizionali un elemento unitario e di coesione sociale, piuttosto che un limite alle libertà individuali e collettive.
Nel discorso con cui ha concluso la seduta parlamentare, il ministro della Giustizia e dell’Interno K. Shanmugam ha voluto chiarire alcuni punti essenziali nel rapporto tra i due provvedimenti: il numero di individui condannati per atti omosessuali in privato e consensuali tra adulti fra il 1989 e il 2007 (anno in cui era già entrata in vigore una moratoria) è stato molto basso. E si cercheranno vie per annullare o cancellare le pene (quella massima prevista erano due anni di reclusione). Il ministro ha aggiunto non c’è alcun piano per consentire ai cittadini di cambiare sui documenti di identità il genere già registrato e che, con l’abrogazione dell’articolo 377A, il Parlamento ha preso “una posizione chiara”. “Questo governo è molto chiaro: proteggeremo il matrimonio eterosessuale perché istituzione chiave della nostra società”, ha sottolineato.
Shanmugam ha anche dichiarato che il suo ministero è impegnato per contrastare i danni della cancel culture: “La gente dovrebbe essere libera di aderire alle proprie convinzioni, di esprimere i propri punti di vista con il giusto rispetto per i sentimenti altrui”.
“Neutralità” riguardo alle due questioni era stata la posizione espressa a nome della Chiesa locale dal card. William Goh, arcivescovo della città-Stato. In precedenza, nel 2018, il presule aveva dedicato al tema dell’articolo 377A una specifica lettera pastorale nella quale - pur riconoscendone la problematicità rispetto alla discriminazione delle persone omosessuali - aveva invitato i parlamentari a non abrogarlo per non aprire la strada ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. L’emendamento costituzionale ha poi accolto il senso di questa preoccupazione, aprendo a una combinazione di norme che non criminalizza l’omosessualità ma tutela ugualmente l’unicità del matrimonio eterosessuale.
Questo non significa, però, che sulla questione dell'identità di genere la Chiesa cattolica di Singapore abbia cambiato opinione. Alla recente assemblea della Federazione delle Conferenze episcopali dell'Asia a Bangkok, lo scorso mese in un intervento che ha avuto grande eco, è stato proprio il card. Goh a porre il tema, invitando i confratelli vescovi del continente a non rimanere in silenzio davanti all' "erosione della verità e della giustizia". E aveva citato espressamente in proposito l'attacco l'attacco alla cultura tradizionale e ai valori della società, del matrimonio e della famiglia.
21/09/2018 12:46