Loikaw: ordinato vescovo Celso Ba Shwe, pastore nel cuore del conflitto
La cerimonia nella cattedrale di Cristo Re. Nello Stato Kayah, segnato dalla guerra con l'esercito birmano con la distruzione delle chiese e migliaia di sfollati, il presule ha scelto come motto episcopale l'invocazione "Venga il tuo Regno". "Oggi qui tutti hanno sete di pace: cerchiamo la libertà e la giustizia nella Parola di Dio e costruiamole insieme".
Loikaw (AsiaNews) - “Venga il tuo Regno”. In una delle regioni più gravemente colpite dal conflitto che da più di due anni sfigura il Myanmar, si è presentato con questo motto evangelico (Mt. 6,10) che indica l’orizzonte di una pace che solo Dio può donare, il nuovo vescovo di Loikaw mons. Celso Ba Shwe. Nella cattedrale di Cristo Re, dove è stato parroco per 13 anni, il presule - che è nato nel 1964 in questa stessa diocesi, nel villaggio di Moblo - ha ricevuto ieri l’ordinazione episcopale, nella festa dei Santi Pietro e Paolo, nel corso di una solenne cerimonia presieduta dall'arcivescovo di Taunggy, mons. Basilio Athai, alla presenza del card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon.
Loikaw è il capoluogo dello Stato birmano orientale di Kayah, uno dei luoghi più colpiti dal conflitto civile, ma anche una delle città dove è più radicata la presenza cristiana in Myanmar, frutto anche del lungo ministero svolto in questa regione dai missionari del Pime. Dal dicembre 2020, però, questa diocesi era priva di un proprio pastore dopo la morte improvvisa di mons. Stephen Tjephe. E a p. Celso - designato come amministratore apostolico - era già toccato in questi due durissimi anni il compito di guidare questo gregge nella stagione difficile inaugurata dal colpo di Stato del 1 febbraio 2021. “È già il Buon Pastore che vive tra le pecore - ha detto di lui il card. Bo nell’omelia della celebrazione di ieri - ed è qui con l'odore delle pecore, conoscendo le loro lacrime, le loro ferite, la loro dispersione". "Dio - ha aggiunto - lo ha chiamato a testimoniare la Via Crucis e lo condurrà alla gloria della Risurrezione, della speranza, della pace, della riconciliazione e ricostruzione delle comunità”.
Una prospettiva di cui mons. Celso non ha nascosto le difficoltà: “In questo tempo - ha raccontato in un video pubblicato sul canale YouTube della Chiesa birmana - ho scoperto tutta la mia debolezza, la fatica, l’impotenza. Per questo, quando mi è stato detto che mi sarebbe stata affidata la responsabilità della diocesi, ho avvertito dentro di me tante resistenze. Mi dicevo: non sono capace di essere un leader. Ma ho ricevuto tanto incoraggiamento dalle persone vicine, in particolare dal vescovo emerito mons. Sotero Phamo, che mi ha ricordato che non sarò solo, avrò accanto i sacerdoti, le religiose, i fedeli di questa Chiesa. Allora ho capito che era la volontà del Signore e ho accettato”.
Nel video racconta la lunga storia della sua vocazione, segnata da tante difficoltà: l’iniziale veto del padre, il lavoro come insegnante nelle scuole pubbliche, il ritrovarsi poi in seminario con ragazzi molto più giovani e più avanti di lui con il latino e l’inglese. “In queste settimane ho pensato molto - commenta - al brano di Vangelo in cui Gesù dice che Dio non si rivela ai sapienti o agli intelligenti, ma alle persone semplici”. E proprio con loro, oggi, si mette in cammino in una terra ferita, che ha conosciuto in questi due anni la distruzione delle chiese e l’esodo forzato di migliaia di persone.
Il suo invito è appunto quello di ripartire dall’invocazione: “Venga il tuo Regno”. “In questo Paese - spiega ancora nel video - la sento particolarmente attuale: oggi tutti hanno sete di pace. Ma un vero regno di libertà e giustizia che cosa significa? Dobbiamo cercarlo nella Parola di Dio, solo Lui può donarla nei cuori di tutte le persone. Insieme a tutti i cittadini di questo Paese dobbiamo costruire questo regno di pace e di giustizia”.
Nel suo stemma episcopale, insieme a tre simboli - il libro aperto della Parola di Dio, l’albero della vita e una croce dentro a una corona che indica Cristo Re - campeggiano tre colori: l’azzurro, il rosso e il bianco. “L’azzurro mariano sta a indicare la pace - spiega mons. Celso -. Il rosso lo Spirito Santo ma anche la sofferenza di questo tempo presente, i nostri martiri: è un invito ad avere coraggio. Il bianco è il segno della purezza. Preghiamo e speriamo che Dio compia oggi la sua promessa di vita non solo per Loikaw e il Myanamr, ma per il mondo intero”.
15/03/2022 10:31
10/03/2022 11:10