Loikaw: 60mila persone scappano dagli scontri tra militari e ribelli anti-golpe
Le Forze armate hanno bombardato le milizie etniche durante il fine settimana. Fino a ieri combattimenti ancora in corso. Nel 2021 è continuato il commercio di legname nonostante le sanzioni internazionali.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Continuano gli attacchi della giunta militare birmana contro le milizie etniche anti-golpe. Durante lo scorso fine settimana i militari hanno bombardato la città di Loikaw (Stato Kayah) nel tentativo di colpire l’Esercito di liberazione nazionale Karen, e ieri si registravano ancora scontri attivi nella provincia di Myawaddy lungo la frontiera con la Thailandia.
Nell’ultima settimana, a causa delle violenze, 60mila persone sono scappate da Loikaw (che contava 90mila abitanti), cercando rifugio nello Stato Shan.
"La maggior parte dei residenti ha lasciato Loikaw per lo Stato di Shan dopo che negli ultimi tre giorni si sono diffuse voci che i militari avrebbero bombardato la città", ha spiegato a Radio Free Asia (Rfa) Aung San Myint, portavoce del Consiglio consultivo del Karen. Dopo gli attacchi dei militari contro le milizie etniche e le Forze di difesa del popolo del 6 gennaio “solo un terzo della popolazione è rimasta, e stanno vivendo nella paura", ha proseguito Myint. Secondo le ricostruzioni dei fuggiaschi, almeno 6 civili sono morti negli scontri negli ultimi cinque giorni.
Un portavoce della giunta golpista interpellato da Rfa ha dichiarato che un tale esodo di massa “non si sarebbe verificato se le forze congiunte anti-golpe “non avessero attaccato” per prime: "Tutto questo è iniziato quando hanno colpito un aereo che trasportava passeggeri e vaccini anti-Covid all'aeroporto di Loikaw", ha detto il generale senza rivelare ulteriori dettagli.
Nel frattempo continuano anche le proteste degli attivisti contro il commercio di legname dal Myanmar. Dopo il colpo di Stato del primo febbraio scorso, gli Stati Uniti avevano imposto sanzioni commerciali contro l’esportazione di teak, controllata da imprese statali e i cui ricavi finiscono direttamente nelle casse dei generali birmani.
Tuttavia si è scoperto che nell’ultimo anno gli affari non si sono affatto fermati: secondo un rapporto del gruppo Justice for Myanmar quasi 1.600 tonnellate di legname sono state spedite a società americane tra febbraio e novembre 2021. "Il legname è arrivato attraverso 82 spedizioni diverse, in gran parte costituite da assi e pannelli di teak utilizzati per la costruzione navi, pavimenti per esterni e mobili", si legge nel documento. “È probabile che ancora più teak venga esportato negli Stati Uniti attraverso Paesi terzi come la Cina".
Secondo l'Extractive Industries Transparency Initiative, che monitora il commercio a livello globale, nell’anno fiscale 2017-18 il Myanmar aveva guadagnato quasi 100 milioni di dollari dalle tasse sul commercio del legname, mentre i ricavi per l'intero settore forestale ammontavano a 322 milioni di dollari. Dalla presa di potere della giunta le entrate sono sensibilmente diminuite.
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