Lo scontro sul petrolio fra Baghdad e il Kurdistan minaccia l'unità dell'Iraq
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Gli accordi fra il Kurdistan iracheno e la Turchia per l'esportazione di petrolio aggirando Baghdad sono contro la costituzione e potrebbero far crollare l'economia irachena. A lanciare l'allarme è Hauder al-Abadi, responsabile della commissione parlamentare sul Tesoro. Il politico avverte che il Paese ha un deficit di bilancio di 18 miliardi di dollari e rischia il "collasso". Abadi denuncia la "sfrontatezza" del governo del Kurdistan che ottiene finanziamenti dall'amministrazione centrale - pari al 17% del bilancio federale - senza versare nulla dei suoi proventi nelle casse dello Stato. Negli ultimi anni la spesa pubblica è aumentata a causa di una crescita delle pensioni, dei salari minimi, degli assegni familiari e degli incentivi per gli studenti, mentre la questione curda ha fatto perdere al governo circa 9mila miliardi di dollari.
Secondo il governo centrale di Baghdad, con il suo comportamento il Kurdistan viola la costituzione e una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu che obbliga l'Iraq a concordare le sue politiche petrolifere con le Nazioni Unite, che si riservano il diritto di prelevare il 5% degli introiti per pagare i danni dell'invasione del Kuwait nel 1990.
Lo scontro fra Baghdad ed Erbil su come gestire e condividere le risorse energetiche irachene è iniziato nel gennaio 2013 quando il Kurdistan ha iniziato l'esportazione diretta di greggio sui mercati mondiali attraverso la Turchia. Il diverbio si è intensificato in questo mese con l'accordo fra governo regionale curdo (Kurdistan Regional Goverment, Krg) e Turchia per l'esportazione tramite un oleodotto al di fuori del controllo federale.
Fino al 2012 il Kurdistan ha esportato circa 61mila barili di petrolio al giorno utilizzando l'oleodotto federale, destinando parte dei proventi al governo centrale. Nel 2013 le esportazioni sono salite a 250mila barili al giorno, ma i versamenti si sono bloccati a causa di una controversia legale sul pagamento delle aziende petrolifere che operano nel nord del Paese. Con il nuovo oleodotto che aggira quello federale la regione autonoma potrà esportare fino a 400mila barili di greggio al giorno.
La scorsa settimana, Abdul Kareem Luaib, ministro iracheno del Petrolio ha minacciato azioni legali contro Ankara e ogni società estere coinvolta in quello che egli ha definito il "traffico " di petrolio iracheno. "La Turchia - ha dichiarato - deve rivedere i suoi legami commerciali e i suoi interessi in Iraq. Tale argomento è pericoloso perché minaccia l'indipendenza e l'unità dell'Iraq".
Nechirvan Barzani, Primo ministro del Kurdistan, è giunto lo scorso 19 gennaio a Baghdad per incontrare i funzionari del governo centrale e cerca una soluzione al problema che rischia di causare nuove tensioni fra la minoranza curda e il governo sciita guidato da Nouri al-Maliki.