Lo scontro fra militari e Fratelli Musulmani blocca la riconciliazione egiziana
Il Cairo (AsiaNews) - Mentre il generale al-Sisi vince con oltre 400mila preferenze il sondaggio del Time come "uomo dell'anno", l'Egitto appare sempre di più vittima dello scontro ideologico e dell'odio che blocca la riconciliazione nella società divisa fra sostenitori del nuovo governo voluto dai militari e Fratelli Musulmani.
Per Mohammed Osman, responsabile dello Strong Egypt Party, la riconciliazione sarebbe al momento fuori discussione, soprattutto perché i partiti più forti del conflitto - i militari e la Fratellanza musulmana - sono entrambi preoccupati per l'imminente referendum costituzionale. "L'esercito - afferma Osman - vuole il passaggio della nuova costituzione, mentre la Fratellanza sta cercando di garantire il suo fallimento nella speranza di rovesciare i militari". Lo scontro fra militari e islamisti ha escluso ancora una volta i giovani laici protagonisti delle rivolte contro Mubarak a loro volta vittime della famigerata legge sulle manifestazioni varata in novembre.
Ieri un il tribunale del Cairo ha fissato per il 22 dicembre l'ultima seduta del processo contro Ahmed Doma, Mohamed Adel e Ahmed Maher, protagonisti della Primavera contro Mubarak. I tre sono stati arrestati il 30 novembre per aver organizzato un sit-in non autorizzato davanti al Parlamento, proprio per protestare contro le legge sulle manifestazioni. Doma, Adel e Maher sono accusati di aggressione a danno di pubblici ufficiali, reato (contestato dagli imputati) che potrebbe costare agli attivisti diversi anni di carcere. Le legge sulle proteste ha colpito anche la Fratellanza. Un esempio è il caso delle 21 donne arrestate in novembre ad Alessandria e condannate in primo grado a 11 anni di carcere per manifestazione illegale, appartenenza a gruppi terroristi e aggressione contro le forze dell'ordine. Dopo vari appelli di organizzazioni per la difesa dei diritti umani le giovani, fra cui una bambina di 11 anni, sono state rilasciate lo scorso 7 dicembre. Agli arresti di attivisti si aggiunge il giro di vite contro le scuole private gestite dalla Fratellanza. Oggi il ministero dell'educazione ha annunciato la chiusura di 62 istituti in virtù di una norma che vieta agli esponenti del movimento di far parte di consigli di amministrazione di plessi scolastici.
Secondo Nervana Mahmoud, giornalista del quotidiano on line al-Monitor, la "riconciliazione" è un termine poco usato in Egitto e anche i partiti e le fazioni politiche sfruttano questo aspetto della società. "Le persone - scrive - sono più affascinate dalla vendetta e dallo scaricare la colpa prima su un personaggio o un gruppo e poi su un altro". Un esempio è la velocità con cui i leader salgono e crollano. Seguendo il "mantra" dei valori della Rivoluzione nel 2012 Mohamed Morsi era stato definito il nuovo Nelson Mandela d'Egitto anche all'estero, nonostante le sue politiche faziose e la sua incapacità di sanare le divisioni fra gli egiziani. Sempre in nome della Primavera araba egli è stato deposto in seguito alla manifestazione da 30 milioni di persone organizzata il 30 giugno grazie alle firme raccolta dal movimento dei Tamarud. Anche in questo caso invece di una riconciliazione i nuovi vincitori guidati dal gen. al-Sisi hanno dato poco spazio al dialogo e preferito arrestare tutti i leader dei Fratelli Musulmani, Morsi compreso. La Mahmoud sottolinea che la piramide della politica in Egitto è sempre stato invertita: non è la base che modella e sceglie i vertici, ma sono i leader del calibro di Gamal Abdel Nasser, Anwar Sadat, Mubarak, Morsi e ora al-Sisi che hanno sempre influenzato e persino manipolato l'opinione pubblica. Dopo due ondate di rivolte nel gennaio 2011 e giugno 2013, la piramide appare ancora invertita.